Il 28 giugno 1986 gli Wham! chiudono la loro breve ma trionfale carriera con un concerto da più di settantamila spettatori allo stadio di Wembley a Londra. George Michael dà il benservito ad Andrew Ridgeley ““ che svanisce dai radar o quasi ““ e decide di ripartire da zero. Appena due mesi dopo lo scioglimento del duo, prende il via la produzione del suo ambiziosissimo debutto solista. è perfettamente consapevole delle sue abilità , sa che c’è del potenziale inespresso e ha le idee ben chiare sulla strada da intraprendere.
Non solo vuole liberarsi una volta per tutte dell’immagine da idolo delle teenager che gli è stata ritagliata addosso, ma anche dare alle stampe un disco in grado di mettere in risalto la sua maturità e il suo sconfinato talento di interprete, polistrumentista e autore. Vuole osare: l’obiettivo è quello di bruciare le tappe e raggiungere subito lo stesso livello dei due giganti del pop della sua epoca, ovvero gli inarrestabili Prince e Michael Jackson.
Un miraggio o, più realisticamente, una follia? Nessuna delle due cose. Perchè, come direbbe Roberto Carlino di Immobildream, “Faith” non è un sogno ma una solida realtà . Un successo clamoroso e più che meritato; un tassello fondamentale della migliore musica degli anni ’80. Se credete che stia esagerando con le parole, andate a dare un’occhiata ai premi conquistati da George Michael e ai record letteralmente frantumati da questo album.
Non aggiungono nulla al valore artistico dell’opera ma, considerando il fatto che stiamo parlando di nove tracce scritte e registrate con il chiaro proposito di vendere a palate, vale la pena fare un piccolo elenco: 25 milioni di copie piazzate in ogni angolo del globo; dodici settimane consecutive ai vertici della Billboard 200; quattro singoli al numero uno in America; un Grammy per il miglior album dell’anno.
Osservo la copertina e mi esalto. Cosa vuoi chiedere di più a un uomo che riesce a essere un fico anche mentre si annusa l’ascella? Un’ascella che immagino essere assai poco profumata tra l’altro, visto che sta nascosta sotto una giacca di pelle indossata a petto nudo! è impossibile mantenere il contegno ricordando un disco elettrizzante come “Faith”, capace di spaziare tra generi molto diversi tra loro senza mai perdere un briciolo di coesione e ispirazione.
Il George Michael del 1987 non si pone alcun freno, se ne sbatte altamente del suo passato e stupisce gli ammiratori degli Wham! con lo scoppiettante rockabilly semi-acustico della title track, l’R&B raffinatissimo e venato di gospel di “Father Figure”, il poderoso basso sintetico che fa da spina dorsale all’electro funk di “Hard Day” e le atmosfere dolci, malinconiche e a tratti persino disperate di “One More Try”, una splendida ballad soul graziata da un’interpretazione vocale eccelsa.
Dietro le note eleganti di “Hand To Mouth” si nasconde una forte critica alle mille ipocrisie del sogno americano e, più in generale, all’intero microcosmo degli Stati Uniti, che pure sembrano meritarsi una sorta di omaggio in una “Look At Your Hands” dal fortissimo sapore rock. La danzereccia “Monkey”, invece, ha un retrogusto synth-pop alla Pet Shop Boys (non a caso ne esiste una versione remixata da Shep Pettibone, frequente collaboratore di Neil Tennant e Chris Lowe). E che dire di “Kissing A Fool”? Chiudere un album del genere con un ricercatissimo brano jazz, impreziosito dal pianoforte e da un’intera sezione di fiati, è un tocco di classe che solo i giganti possono permettersi.
Ma il meglio ce lo riserviamo per il finale, perchè non è possibile limitarsi a una descrizione da due paroline striminzite per raccontare la grandezza di un capolavoro ““ perchè questo è, un capolavoro assoluto ““ che porta il titolo di “I Want Your Sex”. Una vera e propria epopea musicale ““ ma che dico, un fiume di funk bollente e ultra-arrapato che scorre in maniera torbida e oscena per la strabordante durata di dieci minuti.
Un inno al sesso in tutte le salse (ma è meglio quando è One on one, come viene ripetuto ininterrottamente) che si divide in due parti tanto simili quanto diverse tra loro. La prima è all’insegna dell’elettronica più densa e depravata, con drum machine e synth-bass a creare fittissime trame ritmiche che vanno a incastrarsi con versi di piacere quanto mai espliciti (gli Uah! e gli Auh! si sprecano).
Con questo George Michael non si scherza mica”…non è vostro padre, nè tanto meno vostro fratello, ma un amante focoso e voglioso. Non gli credete? Nel pezzo vi invita letteralmente a chiederlo a vostra sorella (Talk to your sister/I am a lover) prima di lanciarsi nel bestiale “C-c-c-c-c-c-come on” che apre la seconda sezione della canzone, dove gli strumenti sintetici improvvisamente si spengono per lasciare spazio a una festosa big band che alza ulteriormente il livello.
I toni sono eccitanti e, perchè no, anche un filo pornografici; i fiati, il basso, la batteria, il pianoforte, le tastiere e le chitarre funky alla Nile Rodgers ci traghettano verso una bella coda melodica che, lentamente, svanisce in un fade out che sa di promessa non mantenuta. Un party finito troppo presto come, ahinoi, la vita del povero artista britannico. Noi però non buttiamoci giù per il vuoto incolmabile aperto dalla sua precoce dipartita e ricordiamocelo così, fermo a quel lontanissimo 1987, quando riuscì a mettere il mondo ai suoi piedi a suon di “I want your sex” e “I want your love”.
Data di pubblicazione: 30 ottobre 1987
Tracce: 9
Lunghezza: 49:37
Etichetta: Columbia / Epic
Produttore: George Michael
Tracklist:
1. Faith
2. Father Figure
3. I Want Your Sex – Parts 1 & 2
4. One More Try
5. Hard Day
6. Hand To Mouth
7. Look At Your Hands
8. Monkey
9. Kissing A Fool