Terzo album per gli AEROFALL. La formazione russa ha atteso ben 5 anni prima di dare un seguito a “Forms” (2017), ma non è stato un periodo certamente facile per la band che, tra pandemia e cambi di formazioni, ha tradotto in musica tensioni e nervosismo, realizzando un gran bel lavoro.

Shoegaze, noise-rock e altissima intensità  emotiva. Questa è la ricetta del quartetto, guidato dalla voce di Yana Komeshko e vi assicuriamo che il menù è di altissima qualità . Un lavoro ritmico di prim’ordine (che basso sempre pulsante e determinante!), che mi ricorda addirittura l’alt-rock pulsante e coinvolgente degli Scarfo di Jamie Hince e poi chitarre arrembanti che saturano l’aria (anche se l’apertura è con “Loose Ends” che, pur sonica, offre quasi (!!) un lato più “pulito”, con il suo giro di chitarra chiaro e limpido che poi nel finale si sporca decisamente), mentre la sensuale voce di Yana ci accarezza anche nel frastuono.

Ci sono alcuni brani che sono davvero clamorosi, penso a “Stunning Haze” che ha questo ritornello circolare che ci esalta su un tappeto chitarristico che ci manda in estasi o “Crystal”, in cui le chitarre sembrano sommergerci (ascoltare in cuffia, please!), “Ripe Heather” ha una cascata chitarristica che ci affascina, mentre la successiva “Everywhere You Shoot” è incalzante e deragliante. Ma se proprio dobbiamo sbilanciarci, beh, come non citare l’immensa “Heads”, in cui la ritmica è fondamentale e alla chitarra sembra ci sia il primo Bernard Butler, quello dei Suede, in pieno trip deragliante. Una canzone da pelle d’oca.

Un ritorno rumorosissimo e travolgente per gli AEROFALL.

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