Arriva finalmente in Italia il tour dei Future Islands più volte posticipato per la pandemia, stasera di scena al Fabrique di Milano, mentre ieri il collettivo di Baltimora si è esibito nella capitale, esattamente al Largo Venue.
Attivi da più di quindici anni, discograficamente giusto un paio in meno, dato che l’esordio “Wave like home” è del 2008, si sono fatti strada grazie ad una scrittura cristallina e soprattutto all’ inconfondibile timbro di Samuel T. Herring, una voce con delle sfumature tutte sue, in grado di catalizzare l’ascolto andando anche oltre le melodie stesse, un vero e proprio asso nella manica.
L’apice discografico arriva con “Singles” licenziato proprio dall’osannata 4AD nel 2014, che si è comunque occupata anche delle puntate successive, compreso l’ultimo lavoro in studio, il bellissimo “As long as you are”, uscito nell’ infausto 2020, reale leit motiv di queste date italiane.
Era ed è un disco che merita il giusto riconoscimento con un tour dedicato, l’ennesimo bel tassello di una band importante e ai piani alti per proposta artistica, una formula avvincente, capace di unire la tradizione synth pop e quella di un certo post punk alla migliore new wave reinterpretata, a sua volta, con un suono moderno e poi, sembrerà come sempre un piccolo dettaglio, ma ci sono le canzoni, quelle scritte bene, che in un repertorio fanno già la differenza da sole.
Venendo alla serata, mi ricordo che ai tempi dovevano essere proprio i Dehd a fare gli onori di casa, ora invece passati di ruolo con una data tutta loro, quella di qualche giorno fa al Magnolia, quindi il testimone vacante è stato preso dai Laundromat invitati appunto ad aprire tutto il tour europeo.
Collettivo di stanza a Brighton, con all’attivo un paio di EP, “Green” e “Blue”, licenziati nel 2020, e il disco d’esordio “En Bloc” di quest’anno, il giusto mix tra suoni analogici e un pizzico di indietronica, butto li un nome di riferimento, Lcd soundsystem. Sul palco in quattro, nella più classica formazione con batteria, due chitarre e basso, fanno una mezz’ora di set, devo dire di qualità , senza strafare ma lasciando il segno.
Canzoni interessanti sia su disco, sia nella dimensione live, più scarna e diretta, uno dei partner ideali per i Future Islands e chissà se li rivedremo, prima o poi da headliner.
Padroni di casa on stage alle 21,10 precise come da disclaimer, che dire, dal punto di vista visivo sono esattamente un collettivo diviso a metà , da una parte Herring, assurdo frontman capace di tenere uno show di un’ora e mezza in continuo movimento tra balletti improbabili quanto riusciti, scatti da atleta, senza avere il physique du role dello stesso, nel mentre cantando impeccabilmente con l’inconfondibile voce baritonale, non mi viene in mente un altro frontman paragonabile, tant’è che chiude stremato e in una doccia di sudore il concerto, in contrapposizione il resto della band allineata sullo sfondo del palco, William Cashion al basso, Gerrit Welmers ai synth e Erik Murillo alla batteria in Krafteriana e voluta, quanto studiata compostezza, unici, poco da aggiungere.
Il set passa l’ora e mezza comoda e sul piatto un mash up di brani, se l’ultimo disco fa da traino con la bellissima apertura affidata a “For Sure” e “Hit The Coast”, ma anche uno dei loro brani più belli in assoluto “The Painter” verso la fine del concerto, non mancano quella “Seasons (Waiting On You)” che li ha consacrati o la gemella “A dream of you and me” entrambe dal sopracitato masterpiece “Singles”, poi a livello numerico è “In Evening Air” capitolo del 2010 ad essere sviscerato maggiormente, da “Ancient Water” a “Tin Man”, l’incalzante “Vireo’s Eye” o la stessa “Walking Through That Door”, chiude l’abituale e struggente “Little Dreamer”.
Concerto molto bello, che musicalmente propone poche sorprese proprio per la fedele e maniacale riproduzione dei brani stessi, in contrapposizione ci regala una prova di forza straordinaria di Samuel T. Herring, autentico fuoriclasse.