I Little Pieces of Marmelade sono giovani, suonano bene e hanno stile. Hanno pure raggiunto la finalissima di X Factor un paio di anni fa, persa solo per un soffio contro l’inarrestabile ma a me sconosciuta Casadilego (che, da quel che leggo su Wikipedia, è una cantante il cui vero nome è Elisa Coclite). Chiedo scusa per l’ignoranza: ammetto di non essere avvezzo ai talent show musicali. E per più di qualche motivo: un po’ per noia, un po’ per disinteresse, un po’ per spocchia e un po’ pure per invidia perchè anche io, ormai una vita fa, partecipai con un mio vecchio gruppo a una trasmissione del genere che si intitolava Operazione Soundwave e andava in onda sulla semi-defunta MTV.
Ci pagarono viaggio e pernottamento a Milano ma ci fecero fuori alla prima puntata. Una delusione cocente ma, al tempo stesso, anche una bella soddisfazione, perchè fu comunque un risultato fantastico per una band squattrinata, inesperta e non particolarmente talentuosa come la nostra. Oggi non suono più, ho appeso il basso al chiodo, però ancora ricordo con piacere quel breve ma intenso periodo della mia vita.
Probabilmente adesso starete pensando: «Ma a noi che ce ne frega dei fallimenti della tua misera esistenza? Parlaci piuttosto di questo nuovo disco dei Little Pieces of Marmelade! ». Avete perfettamente ragione. Il mio lungo e triste preambolo serviva non solo a pavoneggiarmi per il fatto che una volta sono stato su MTV, ma anche per trovare un terreno comune con il duo di Filottrano. Un collegamento che, in qualche modo, mi aiutasse ad apprezzare di più “Ologenesi”, un album per molti versi coraggioso ma non così sperimentale come annunciato da DD (Daniele Ciuffreda, voce e batteria) e Frankie (Francesco Antinori, chitarra).
I Little Pieces of Marmelade sono di una bravura impressionante e anche molto originali ““ soprattutto se inseriti nel desolante contesto del rock italiano mainstream, cui anche loro appartengono grazie all’importante vetrina di X Factor ““ ma le loro influenze sono tutte facilmente individuabili. Il loro desiderio di suonare “strani”, ovvero di fuggire da ogni possibile etichetta, è senza ombra di dubbio lodevole ma, in più di qualche occasione, il crossover tra generi e stili diversi proposto è così carico e frastornante da far venire il mal di testa.
Un frullatone rock davvero molto rumoroso a base di noise, dance-punk, hip hop, stoner, hard, blues, pop, psichedelia, elettronica e neo soul. Idee e spunti presi in prestito da Beastie Boys, White Stripes, Death From Above 1979, Lightning Bolt, Verdena, Tiromancino prima maniera e Bud Spencer Blues Explosion. Non un semplice album bensì un patchwork di suoni di chitarra, tastiere e batteria ultra-effettati, sporchi, distorti e, a tratti, forse un po’ troppo esagerati. Mi pare ci sia un’overdose di octaver: perchè, a questo punto, non vi trovate un bassista e diventate un trio?
Una piccola nota a margine per un disco eccezionalmente ricco di elementi che, nonostante la produzione di un artista esperto come Manuel Agnelli, non riesce a darci una visione completa e soprattutto ordinata del talento dei Little Pieces of Marmelade. Con “Ologenesi” i due marchigiani cercano il caos, provocano gli ascoltatori e buttano alla rinfusa riff di pregevole fattura (notevoli quelli di “Canzone 2”, “Canzone 4” e “Canzone 5”) ma, come si suol dire, il troppo stroppia.
Ed è un vero peccato perchè, con un pizzico di confusione in meno, “Ologenesi” sarebbe stato un album eccellente o quasi, come ben ci viene dimostrato dai brani più dinamici e atmosferici dell’opera, dove non mancano spazi per respirare o venir colpiti da un’inaspettata grazia (“Canzone 10”, “Canzone 9”, “Canzone 6” e “Canzone 12”).
Un lavoro grezzo ma interessante che ci regala non poche speranze per il futuro di DD e Frankie, ai quali personalmente auguro di diventare dei simboli di riscatto per tutti i figli dimenticati dei talent show. Andate, conquistate il mondo e cancellate l’onta dei Mà¥neskin. Voi, a differenza dei vostri inspiegabilmente famosi colleghi, avete un’anima.