E’ un mondo al confine tra analogico e digitale quello creato da Fabio Pocci, in arte Phomea, un progetto solista che si muove tra folk ed elettronica mescolando spesso suoni acustici e tecnologia, come dimostrano le dodici immagini generate da un algoritmo e i video che accompagnano ogni brano. Cos’è umano e cosa vuol dire restare umani sono domande centrali di un concept album che non rinuncia alla melodia, ben presente nel primo singolo “Take Control”, contaminandola spesso con loop e distorsioni.
L’esempio è quello dei vari Radiohead, Bon Iver e Notwist che hanno creato terreno fertile per artisti come Phomea, artigiani del digitale che imbracciano spesso e volentieri la chitarra nei momenti più lineari del racconto (“Unplease Me” e “Lover” sono due buoni esempi) creando un crescendo interessante in “Ruins Of Gold” prima di un deciso cambio di passo. E’ lo spoken word “J.B.” a segnare il passaggio verso una seconda parte più complessa e ritmata, caratterizzata da arrangiamenti più ricchi e stratificati.
Si concentrano negli ultimi cinque brani anche tutti gli ospiti invitati da Pocci, la sua piccola armata che lo affianca con piglio arrembante. Are You Real? partecipa in “Run” un duetto piuttosto grintoso ma sono soprattutto Flavio Ferri ed Alessandro Fiori a creare le giuste atmosfere, in un’intensa “The Swarm” e nell’elegante “Dark” con armonie solari e profonde, il finale orchestrale che ha un che di malinconico. L’influenza di Bon Iver e dei Notwist si sente soprattutto in “Perfect Stone” e nella crepuscolare “Look At You” con i suoi arpeggi delicati. Tempo di bilanci per Phomea e se il risultato è questo ben venga.