I Sorry ci avevano stupito con il convincente esordio del 2020, il loro “925” era stato entusiasmante e ci aveva fatto ascoltare un nuovo duo pieno di idee e davvero interessante.
Aspettavo quindi il loro ritorno con particolare curiosità per capire se ci trovavamo di fronte qualcosa di importante o una episodio presto dimenticabile. Ora posso dirlo i Sorry non solo si confermano, ma ritornano con un album che è uno dei migliori ascoltati in questo anno.
Se all’inizio si poteva considerare i Sorry come un duo formato Asha Lorenz e Louis O’Bryen, oggi suonano come una band completa, con la capacità di creare sempre brani accattivanti con un tocco unico che riesce a distinguerli dagli altri.
Una parte di questa singolarità è sicuramente dovuta agli arrangiamenti capaci di arricchire i brani, ma molto merito va riconosciuto a Asha Lorenz che ha una capacità interpretativa particolare che colpisce in pieno anche quando ha il supporto di Louis O’Bryen, cosa che apprezzo sempre.
L’album è divertente e frizzante ma intriso in fondo di una certa tristezza che, pur restando spesso nascosta, finisce inevitabilmente con il comparire come fosse un incontro casuale ma che in realtà conferisce a tutto il lavoro diversi angoli di lettura.
Resta però incredibilmente un secondo album davvero sorprendente, scritto e suonato come se dovesse essere immediato ma, che nella sua realizzazione, va oltre le intenzioni degli autori: suona diverso e intrigante anche nei momenti che potrebbero essere più mainstream, per me finendo così per essere, come dicevo, un lavoro da inserire tra i momenti cult dell’anno, da custodire gelosamente e da inserire al più presto nella mia personale collezione di vinili.
Iniziamo dall’apertura di “Let The Lights On”, poteva essere un semplice pezzo dance e invece la sezione ritmica, l’arrangiamento e il cantato lo trasformano in un incredibile brano indie, immediato ma che non stanca neanche dopo l’ennesimo ascolto.
Nel descrivervi i brani di questo album dovrei parlare di ogni singolo pezzo, sono tutti validissimi, ma mi limiterò ad alcuni, partendo da “Closer” uscito come singolo, che nel suo elenco di momenti di vicinanza ti rende inquieto e mostra come i Sorry siano capaci di coinvolgerti, cosi come avviene per la struggente “There’s So Many People That Want To Be Loved” con una bella chitarra in primo piano.
Ma l’album non è rappresentato solo dai singoli, anzi, è pieno di brani che meritano di essere citati, “Screaming In The Rain” è tra i pezzi più belli, Louis O’Bryen apre magistralmente poi arriva Asha Lorenz a completare, creando insieme un ulteriore momento magico, “Again” e soprattutto ” I Miss The Fool” giocato su chitarra e basso sono altri episodi notevoli di un album che, finalmente, si può ascoltare dall’inizio alla fine senza saltare mai un pezzo.
Prodotto da Adrian Utley dei Portishead, questo “Anywhere But Here” è un album che incredibilmente va oltre le legittime aspettative che avevamo sui Sorry, ben prodotto e originale non è mai ruffiano (e poteva benissimo esserlo): una grande conferma per un progetto nato come un duo ma che, a tutt’ oggi, mi ripeto, scrive e suona sempre di più come una grandee imperdibile band.
Credit Foto: Felix Bayley-Higgins