Il primo assaggio di “Clessidra” nuovo album dei Nuju, calabresi che da tempo hanno trovato casa a Bologna, è arrivato circa due anni fa con l’uscita del singolo “Ferro e Ruggine” che anticipava temi e toni che dominano questi undici brani. Una sferzata di adrenalina utile a superare momenti difficili anche se il disco, per via dei ben noti problemi legati alla pandemia, tardava a materializzarsi. Poco male, visto che la pausa forzata non ha diminuito la verve di una band che ha trasformato la combattività in una ragione di vita.
“Clessidra” fa i conti col tempo che passa ma senza tristezze anzi invitando a prendere a morsi la vita con impeto, lo stesso che i Nuju mettono nel suonare ogni strumento. Vinicio Capossela, Modena City Ramblers, Dropkick Murphys, Manu Chao e persino i Clash sono i riferimenti attorno cui ruotano canzoni dal gusto mediterraneo e istintivo. Un concetto ampiamente ribadito in cavalcate di protesta, ribelli e vitali come “Di Getto”, “Gira” e soprattutto “Basta!” che sembrano voler dire: forse un altro mondo è possibile.
Intanto il Nord del nostro di mondo si ostina a correre a folle velocità e il Sud del globo finisce per restare indietro, tema caro ai Nuju che lo sviluppano ampiamente nell’arco di tre brani: “La Nostra Sicurezza”, “Sopra l’Equatore” e “Sotto l’Equatore” che ribadiscono concetti come solidarietà e fratellanza senza ombra di alcuna retorica. L’esperienza televisiva con la rubrica “Un paese ci vuole” di cui “Radici e Cicatrici” è la colonna portante ha arricchito il sound di una band che non si risparmia.
Non è ancora tempo dei titoli di coda dunque, qui non siamo neppure all’intervallo. Sono lì a dimostrarlo arrangiamenti solidi, pugnaci, in cui si alternano violino, chitarre e fisarmonica in un ballo indiavolato e infinito che trascina e coinvolge con le sfumature tex mex di “Vecchio Disco” a rendere più saporito un piatto già ricco. Non perdono la speranza i Nuju e non la fanno mancare a chi ascolta, la sabbia della loro “Clessidra” scorre fluida e senza intoppi.