Dopo alcuni anni di assenza ritornano in Italia gli Widowspeak per presentare il loro sesto album, “The Jacket“, pubblicato lo scorso marzo per Captured Tracks.

Stasera la band di Brooklyn suonerà  al Bronson di Ravenna, mentre domani sarà  a La Claque di Genova.

Dopo l’intimo set acustico della belga Camille Camille, alle dieci e mezza precise è il turno dei Widowspeak: insieme ai due titolari del progetto, Molly Hamilton e Robert Earl Thomas, ci sono un bassista, un batterista e un tastierista a dare maggiore colore al loro suono.

Ad aprire la serata è “The Jacket”, la title-track della loro fatica più recente: le chitarre jangly ci introducono verso un mondo pop in cui la voce della frontwoman aggiunge una sorprendente dolcezza. Con il passare dei secondi l’atmosfera si fa sempre più cinematografica / western grazie anche all’intervento di tastiera e basso, mentre i ritmi rimangono sempre delicati fin verso alla fine del brano quando Robert ci sorprende con un notevole assolo della sua sei corde che aggiunge vivacità  al pezzo.

Poco dopo, invece, si cambia perchè in “While You Wait”, altro estratto da “The Jacket”, Molly sa condurci con i suoi incantevoli vocals attraverso preziosi panorami indie-pop incredibilmente sweet e melodici: sebbene manchino quei deliziosi flauti presenti nella versione originale, gli Widowspeak sono comunque capaci di cullare e far sognare i presenti con la morbidezza di questo pezzo.

Si torna indietro di qualche anno con “All Yours”, title-track del loro terzo LP uscito nel 2015: il ritmo è basso e la voce della Hamilton non nasconde una certa malinconia, ma la bellezza delle loro melodie poppy ricche di chitarre è qualcosa di veramente incredibile.

“Even True Love”, invece, è decisamente più propulsiva rispetto alla sua versione originale andando a toccare sognanti territori shoegaze, prima dell’intensa schitarrata finale da parte di Robert Earl Thomas.

La successiva “Unwind” poi invece ci regala attimi di romanticismo: descritta con il piano, la canzone è tranquilla e leggera e ci porta ancora una volta nel mondo magico che la voce di Molly sa creare con sapienza.

Decisamente più energica rispetto a ciò che avevamo sentito su disco grazie all’ottimo lavoro di sei corde e della batteria, “The Drive” si muove ancora su territori cinematografici davvero eleganti e preziosi, mentre la conclusiva “Money”, pur morbida e cupi nei vocals e poppy nell’anima, non manca di graffiare sopratutto nella sua parte finale.

Dopo qualche minuto torna la sola Hamilton per una “Coke Bottle Green” molto dolce e leggera , eseguita solo chitarra e voce: una chiusura di set raffinata e vincente.

Un’ora e un quarto molto piacevole per una band che ha dimostrato di saper andare oltre alle sue origini indie-pop.