Ormai è un po’ di tempo che abbiamo puntato fari sui Palm Ghosts, band di Nashville ma che potrebbe essere benissimo una band inglese visti i chiari riferimenti a un certo sound anni 80 che all’epoca ha fatto le fortune delle case discografiche oltre manica.
Ora arriva il loro nuovo album, sotto certi punti di vista sorprendente per una certa ricercatezza nel sound e nelle melodie che questi ragazzi riescono a trattare con eleganza e accattivante omogeneità per tutta la lunghezza dell’album.
La sorpresa sta principalmente nel fatto che per quanto dal punto di vista del sound non posso certo dire di trovarmi di fronte a nulla di nuovo, essendo stato ampiamente parte del mio menù sonoro ormai, e aggiungo purtroppo, da svariati decenni, a differenza di altre band anche considerate eccellenti e per le quali ci si spella le mani con esagerata, spropositata e a mio avviso ingiustificata semplicità (devo fare nomi?) i Palm Ghosts hanno due indiscusse qualità .
La prima, abbastanza banale, è che in fondo non si li fila quasi nessuno, il che li rende quella categoria di band che ti tieni solo per te, che ogni tanto tiri fuori dal cilindro consapevole che stranamente siete in pochi ad ascoltarli, l’altra è che oggettivamente questi ragazzi infilano una serie di brani che hanno tutti una strana forza e potere nostalgico a tratti commovente, volete qualche esempio?
Il primo che mi sento di fare è sicuramente “She Lies Awake ” un brano che sembra una strana fusione tra gli Echo and the Bunnymen e i Simple Minds, cattura immediatamente l’attenzione ed è un piacevole ascolto tanto che sembra quasi una hit dimenticata degli anno 80 con sapori jangle pop , il secondo è “Silent Fall” cantato in coppia con Anne McCue che dà una notevole spinta al brano ed è sicuramente un brano interessante, infine direi di citare il brano di apertura “Signal” per il quale vale un po’ quanto detto per “She Lies Awake “.
I sintetizzatori e la chitarra fanno sempre un ottimo lavoro anche quando i ritmi si attenuano “No Joy” e “Fractured” ne sono un esempio interessante, i Palm Ghost scelgono percorsi dove il cantato si pone come elemento importante nel percorso del brano senza banalità , il che rende l’ascolto dell’album estremamente piacevole.
La chiusura dell’album passa attraverso altri brani interessanti, “Prefix Patriots” mette in risalto la parte ritmica mentre la cupa “Lost Time” mette il punto su un lavoro che riprende sonorità conosciute ma li ripropone con una certa indiscussa credibilità .
Se ascoltate ancora gli Echo and The Bunnymen, Psychedelic Furs o semplicemente avete trovato interessante l’ultimo dei Simple Minds, più per affetto che per altro, allora concedetevi un po’ di tempo anche per i Palm Ghosts potrebbe entrare a far parte dei vostri nuovi ascolti.