I Bonny Light Horseman sono un supergruppo folk composto da Anais Mitchell, Eric D. Johnson (Fruit Bats, The Shins) e Josh Kaufman (The National, Hiss Golden Messenger, Muzz): la band ha iniziato la sua attività nel 2018 all’Eaux Claires Festival di Eau Claire, Wisconsin, dove era stata invitata dai due fondatori della manifestazione, Justin Vernon (Bon Iver) e Aaron Dessner (The National), e ha poi pubblicato il suo omonimo primo album a gennaio 2020, mentre lo scorso ottobre è arrivato questo sophomore, realizzato dalla 37d03d Records, la label di proprietà dello stesso Dessner.
Spesso, quando ci troviamo di fronte a gruppi di artisti di grande talento, le aspettative sono elevate e, in alcuni casi, capita che vengano purtroppo deluse: sapranno i tre musicisti statunitensi mantenere quanto di buono abbiamo sentito da loro in passato?
Innanzitutto dobbiamo specificare che, per questo sophomore, i Bonny Light Horseman hanno registrato solo canzoni nuove al contrario che nel loro disco d’esordio, dove avevano rivisitato antiche canzoni tradizionali folk, dando comunque loro una chiave di lettura moderna: già questo importante passo ci ispira assolutamente fiducia.
Scritto e registrato in upstate New York nella primavera del 2021, il disco è stato prodotto proprio da Kaufman.
Subito con “Exile”, dove la Mitchell, come accadrà in buona parte dell’album, si occupa dei main-vocals, la band di stanza a NYC esprime speranza e passione attraverso melodie folk pulite e leggere disegnate con banjo, chitarra e piano: delizia pura e anche il ritornello non è da meno.
Il singolo principale “California” porta un titolo adatto con quelle sue sensazioni che sembrano portare verso la West Coast, quella sua luminosità e quelle sue meravigliose sensazioni pop, sicuramente nostalgiche come il tono della canzone, ma altrettanto gradevoli e confortanti.
La nostra preferita tra queste dieci canzoni si trova proprio nella parte centrale del disco e si chiama “Sweetbread” e va molto oltre il banjo, la chitarra e la batteria, perchè quel suono così morbido del sax che l’accompagna per lungo tempo, aggiunge ricchezza, ma anche qualità e classe e sembra quasi voler portare il gruppo statunitense su raffinatissimi territori jazz dai toni superrilassanti. Una meraviglia.
“Fair Annie” poi è un altro piccolo gioiello folk, in cui le voci di Josh e Anais armonizzano perfettamente in mezzo a un panorama sonoro estremamente soft e romantico disegnato con banjo, chitarra, Wurlitzer e mandolino.
Senza alcun dubbio uno dei migliori album folk del 2022, “Rolling Golden Holy” riesce sorprendentemente a illuminarci con quella sua luce che sembra voler dare un tocco di positività al disco: il talento dei musicisti che hanno lavorato su questo disco non si discute e il risultato da loro ottenuto è davvero ottimo.