Il terzo film del figlio d’arte e di deviazioni del maestro David Cronenberg (ma voi ve la immaginate una cena di famiglia a casa Cronenberg?…oh mi passi le forbici trinciapollo?, no pà non mi pare il caso stai nervoso stasera…) ci porta in un resort di lusso perfettamente isolato dal povero e fascista paese ospitante da fitti reticolati di filo spinato e guardie armate.
Lì dentro uno scrittore di second’ordine sostentato dalla ricca moglie verrà irretito da ricchissimi ospiti che lo coinvolgeranno in un’onirica spirale di violenza, umiliazioni e sesso.
Tra le tante deviazioni presenti in questo horror allucinogeno (alcune sequenze dal montaggio e dalle luci e dai colori flashy ricordano “Neon Demon” di Refn), la più interessante è sicuramente la possibilità dello stato ospite di offrire ai ricchi visitatori una clonazione in caso di pena di morte, un’eventualità tutt’altro che rara a queste immaginarie (ma filmate tra balcani e Ungheria) latitudini. E qui mi sono venute in mente un paio di cose diverse, ma che mi spinsero a riflessioni simili, sicuramente “Prestige” di Nolan, ma anche qualcos’altro che ora non mi sovviene.
Ad ogni modo, il film è un horror fiero di esserlo, anche fiero di essere estremo invero, e non lascia che sottotesti e concetti inficino il passo spedito che lo conduce, forse tra qualche riferimento di troppo, alla controversa catarsi finale.
Bravo Alexander Skarsgård a passarne credibilmente di tutti i colori, straordinaria Mia Goth, annoiata sposa di lusso che riarreda casa per tedio e poi in vacanza… insomma, segnatevi questo nome.