I Talking Heads sono tra le band che ho più amato e che seguo dalle origini, molti anni fa (troppi) la conoscenza di nuove band era affidata principalmente a due, fonti la prima erano le riviste musicali, le compravi leggevi la recensione e poi ne selezionavi tre o quattro e passavi un bellissimo pomeriggio nel tuo negozio di fiducia ad ascoltarli per poi comprare qualcosa in base alle proprie finanze, (nel mio caso sempre uno).
Niente MTV, figuriamoci internet o qualcosa tipo youtube, ci penserà Carlo Massarini con il suo “Mister Fantasy” (ma siamo già nel 1981) a presentare video di alcune delle mie band preferite dell’epoca, un vero divulgatore per l’epoca (il Piero Angela della musica) che meriterebbe anche lui qualche premio. La seconda fonte erano le musicassette, che registravi e scambiavi quanto conoscevi qualcuno che condivideva con te le tue passioni, in una di queste trovai “Psycho Killer” e subito gli chiese, purtroppo, la cassetta registrata dell’album che all’epoca quindi non acquistai. Da quel momento iniziò l’amore per una band che ci regalò negli anni album memorabili e una continuità incredibile.

“Naked” lo acquistai a scatola chiusa anche perché era molto atteso, “Little Creatures” era stato un album di successo pieno di brani con una costruzione classica ma riuscitissima, “True Stories” era andato peggio sotto tutti i punti di vista (critica e vendite). era un riadattamento della colonna sonora del film di David Byrne e in fondo non lo avevo considerato un vero e proprio album.
“Naked” venne registrato in Francia e David Byrne, aveva in mente un ritorno alle origini, decise così di coinvolgere nel progetto alcuni musicisti africani che nella capitale francese stavano facendosi notare, i Talking Heads si presentarono in studio con riff e mezzi brani già pronti, a differenza di “Remain in The Light” che concepirono tutto in studio, sui quali lavorano con i musicisti coinvolti.

David Byrne frequentava la capitale francese insieme a un suo amico Jean François Beirot, spesso si recavano nei locali dove si esibivano artisti africani , pensò quindi di poter prendere da questo nuovo sapore afro francese gli ingredienti giusti per dare un taglio particolare al nuovo album. Altro tentativo che David Byrne cercò di realizzare era quello di uscire dal concetto di brano classico che prevede strofe e che nel ritornello trova il suo momento più importante, questa volta voleva dare al brano una struttura diversa tra ritmi ripetitivi come in “Cool Water”, passaggi inaspettati “The Democratic Circus” o versioni più hot del loro passato “Blind”.

Dicevo che l’aspettativa per l’album era alta, di certo aumentata dalle annunciate presenze di Johnny Marr alla chitarra e della produzione di Steve Lilliwhite che coinvolse anche la moglie Christine McColl, tragicamente scomparsa nel 2000 travolta da un motoscafo mentre faceva immersioni, come aveva fatto per “If I Should Fall from Grace with God” dei Pogues da lui prodotto.
All’epoca “Naked” non mi convince più di tanto, lo trovai poco incisivo (ah maledetta aspettative) in fondo resta ancora oggi l’album dei Talking Heads che ho meno amato.

Per questo anniversario l’ho rimesso sul piatto e sarà che è un po’ che non ascoltavo i Talking Heads devo dire che a risentirlo oggi è stato davvero piacevole, non sarà il loro migliore lavoro ma allora in questo momento con più forza testimonia la grandezza di una band unica dal sound irripetibile. L’album non raggiungerà il successo di vendita di “Little Creatures” attestandosi più o meno sui numeri di vendita modesti di “True Stories”, David Byrne ormai aveva deciso di seguire un percorso personale e questo lavoro sarà la fine di Talking Heads ma questo l’abbiamo già raccontato QUI.

Pubblicazione: 15 marzo 1988
Genere: Art pop, worldbeat, funk
Lunghezza: 52:17
Label: Fly/Sire
Produttore: Steve Lillywhite, Talking Heads

Tracklist:
Blind
Mr. Jones
Totally Nude
Ruby Dear
(Nothing But) Flowers
The Democratic Circus
The Facts of Life
Mommy Daddy You and I
Big Daddy
Bill
Cool Water