Nuovo album per i neozelandesi The Veils ormai veterani dei palchi e paladini di un rock che con gli anni è diventato più  solido e variegato perdendo via via i connotati indie per avvicinarsi a sonorità più classiche.

Credit: Press

Gestazione difficile quella di “…And Out Of The Void Came Love” nato mettendo insieme brani scritti in momenti diversi, dopo il ben noto infortunio al polso che ha costretto il frontman Finn Andews a una convalescenza lunga e faticosa. Fondamentali l’aiuto del produttore Tom Healy e la nascita della figlia di Finn che ha riempito il vuoto evocato nel titolo.

L’onestà di una ballata come “Time” dimostra tutta la maturità raggiunta dai The Veils e apre il disco all’insegna della giusta intensità emotiva che contagia anche la sognante “No Limit Of Stars” con testo veramente ben scritto come quello di “The World Of Invisibile Things” del resto. Vulnerabile e di grande impatto anche il singolo “Undertow” mentre “Bullfighter (Hand Of God)” s’inoltra in un rock venato di country che graffia con la giusta cattiveria, la stessa della sfrenata”Epoch” tra fuzz e distorsione. 
La riflessiva e riverberata “Diamonds And Coal” e le melodie fulgide di “Rings Of Saturn” trasportano il disco in una dimensione diversa, genuina. Brani suonati e cantati col cuore in mano come la drammatica “Made From Love With Far To Go”. Massima libertà sul momento in cui prendersi la pausa caffè o sigaretta evocata da Andrews – preferibilmente dopo “Rings Of Saturn”, prima dell’intensa epopea di “The Pearl (Part II)” che ricorda da vicino Johnny Cash per la capacità di descrivere momenti difficili, quelli in cui la vita ti prende a pugni e la malinconica “Someday My Love Will Come” – ma fermarsi non è veramente necessario.

Il disco scorre via con destrezza, regalando un finale altrettanto valido con una murder ballad fatta e finita (“The Day I Meet My Murderer”) l’ammiccante “Between The Ocean And The Storm” e “I’ve Been Waiting” tra Elvis Costello e Burt Bacharach oltre alla splendida “Cradle Song”. Ritorno di classe dunque quello dei The Veils che esorcizzano un turbolento periodo grazie a un doppio album sincero e ben orchestrato con contributi decisivi – Victoria Kelly si è occupata degli arrangiamenti orchestrali, le Smoke Fairies dei backing vocals – e l’affiatamento ritrovato tra Andrews e Cass Basil, Dan Raishbrook, Liam Gerrard e Joseph
McCallum.