Passa anche dall’Italia il tour di Chuck Prophet: l’ex chitarrista dei Green On Red tocca diversi posti, tra cui Savona al Raindogs, la provincia di Treviso e, dopo la data al Ligera di Milano, questa sera suona all’auditorium delle scuole primarie di Chiari, sorta di warm up, per quello che sarà invece il festival legato a questo viaggio sonoro della tradizione made in USA (Chiari music festival), sempre nella cittadina bresciana, il 25 Giugno e il primo Luglio, con tutta una serie di ospiti d’oltreoceano, organizzato dalla storica associazione ADMR, poi diventata web radio, che, in quasi tre decadi di esistenza, ha portato diversi importanti artisti di settore sul territorio bresciano.
Songwriter eclettico e longevo, l’ultimo lavoro uscito nel 2020 “The Land That Time Forgot” è il quindicesimo in carriera oltre ai sei pubblicati con la band di Tucson, un autore prolifico e sempre dalla parte di quelli che cercano la qualità, dove la scrittura la fa da padrone e dopo tanti anni l’asticella è ancora alta.
Una carriera ultra quarantennale che passa dalle roots dell’indie rock americano, dal folk, ma che ha toccato un cantautorato a 360 gradi con tante references, con l’abilità e capacità di non deludere e un pò anche di fregarsene, brancolando qua e la, senza seguire una sorta di comfort zone e di lido mainstream, un vero artista. Affinità con le radici, ma anche con un più recente Mark Everett con il quale condivide lo stesso background, un approccio senza fronzoli e una certa sfumatura del tono vocale, giusto per fare paragoni con qualche cantautore più conosciuto.
A Chiari a differenza delle altre date, la serata è equamente condivisa con i Vandoliers, band texana; andando, comunque, con ordine il primo ospite ad esibirsi è il songwriter americano Kris Gruen che, in solitaria, ha il compito di aprire le danze, è in giro con Chuck Prophet per tutto il tour europeo, folk singer classico con una voce magnetica, cattura l’attenzione per una ventina di minuti.
Quindi è proprio Chuck il primo a salire sul palco con i suoi abituali Mission Express ad accompagnarlo.
Un live diretto e senza fronzoli, ancora più roots e classic nella dimensione live (Basso, chitarre e batteria), set di un’oretta circa, scaletta variegata “Wish me luck”, “Killing machine” dall’ultimo disco o la conclusiva “The Left Hand & the Right Hand”, un vero signore alla ricerca di una costante empatia con il centinaio di presenti, che sono tutti qui per lui. Un bel concerto, sincero, di uno che ha scritto una parte di storia del rock americano, ancora in giro, dopo tanti anni, per portare avanti una missione culturale, quindi, dopo l’ultimo sing-a-long, lascia il palco ai giovani Vandoliers band texana, sconosciuta ai più, per la primissima volta in Italia, all’attivo già quattro album in studio, dediti ad una sorta di alternative folk / country, sostanzialmente in tour per promuovere l’ultimo lavoro, intitolato semplicemente “The Vandoliers”, una sorta di chiusura di un primo giro di carriera, come detto sopra, siamo dalle parti, appunto, del country o di un cantautorato che fa della tradizione americana il principale leit motiv, con un approccio anche punk rock, con quelle sfumature tipiche di quella scena, che rende il tutto molto divertente.
In sei sul palco con tanto di violino e tromba, una sorta di orchestra classica itinerante al servizio di canzoni ben scritte e piacevoli, dalla ballad “Before the fall” a “Bless Your Drunken Heart” o la stessa “Cigarettes in the rain”, da un sound più traditional a brani più contaminati e sperimentali.
E visto l’età media abbastanza alta le vendite di supporto fisico, dopo il concerto, volano come non ci fosse un domani, tornando ai fasti di un tempo, bella serata.