Nella sua poesia “In Fondo all’Adriatico selvaggio”, Umberto Saba scriveva: “In fondo all’Adriatico selvaggio / si apriva un porto alla tua infanzia […] Era un piccolo porto, era una porta / aperta ai sogni”. Senza neanche saperlo, il poeta aveva predetto ciò che Colombre mostra nel suo ultimo album, “Realismo magico in Adriatico”. 

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Nessun paragone effettivo tra il poeta del Novecento e l’artista marchigiano: parliamo però di due opere d’arte che nascono dal mar Adriatico e dalle sue verde-azzurre e calmi acque, ma che si possono agitare anche per un fil di vento. 

Nel disco, Colombre utilizza il mare come specchio delle proprie riflessioni e di ricordi che pensava di aver sepolto, un po’ come il porto all’infanzia che cita Saba (“che scherzi fa la memoria / mi porta in posti in cui non andavo più”, da Più di prima con Franco126). La semplice provincia marchigiana diventa un mondo pieno di meraviglie, magico addirittura: niente è come sembra, come recita la ballad. “Realismo magico” è un disco nostalgico che ci riporta alla costa adriatica, al vedere il bello in piccole cose che normalmente daremmo per scontate. Ci riporta a quell’indie italiano del 2015 che tanto è stato osannato e ricercato, accompagnato da non poche critiche per gli artisti che stanno cercando di emergere al momento. Eppure, basterebbe un attimo per capire che questo famigerato indie italiano non è mai davvero morto: Colombre ne è la prova più lampante. Nell’atmosfera di leggerezza e di sogni che si crea in questo disco, possiamo quasi rivedervi qualche traccia dell’ultimo lavoro di Lorde, “Solar Power“: in chiave decisamente più romantica, Colombre si lascia totalmente andare alle emozioni che il sole e le acque dell’Adriatico gli suscitano, con risultati decisamente ottimi. Questo è un disco giocoso, tenero e sognatore, che sa di libertà e amori di ogni tipo, persi o ritrovati. 

E non mancano dei feat, decisamente azzeccati per questa provincia paradisiaca: in primis “Più di prima” con Franco126, nata in seguito a intense sessioni di eye contact tra i due artisti, a quanto ha affermato Colombre in un’intervista recente. Non poteva non mancare la compagna di vita Maria Antonietta con Io e te certamente, dove i due sembrano giocare a il gatto e il topo, rincorrendosi in un duetto dove nient’altro conta se non loro due e le loro care, vecchie illusioni. Co-protagonista (purtroppo invisibile) della struggente “Allucinazioni” (it’s a wonderful keyboards endless) è invece Mirko Bertuccioli dei Camillas, venuto a mancare nel 2020. Se la melodia è a metà strada tra il nostalgico e il malinconico, anche grazie ai synth in dominanza, il testo non è nulla a confronto. È una libera lettera a un amico che non c’è più, tutto l’affetto e il dolore possibili racchiusi in poco più di tre minuti. 

Come canta in “Qualche specie di amore”, “il paradiso, sai, non è la spiaggia bianca di Solvay”. Con queste canzoni quasi evanescenti e una voce incredibilmente calma e tranquilla, Colombre ci guida lentamente verso il suo paradiso personale: un luogo vivo e reale, che si muove a ogni fil di vento; semplice ma immenso, custode di ricordi e magia, ma soprattutto “una porta / aperta ai sogni”.