Quando un fuoriclasse come Paolo Benvegnù fa uscire qualcosa di nuovo c’è sempre da prestare massima attenzione. La qualità dell’artista lombardo è da sempre lampante e indiscutibile e dopo tanti anni (il primo disco degli Scisma risale al 1997, anche se la band era già attiva da molto prima) la sua penna e il suo songwriting riescono ancora a colpirci. In questa nuova uscita mi permetto anche di usare un termine come “stupirci” da associare a quel “colpirci” scritto sopra, perché se da una parte abbiamo un Paolo dal gusto che oserei definire “neo-classico”, con strutture semplici, dirette, lineari, magistralmente orchestrate e costruite proprio per arrivare dritto al cuore, dall’altra, nel brano “Our Love Song”, emerge invece una prepotenza sonora e una distorsione che, chissà, magari prenderà ancora più piede nelle prossime uscite.
Ma andiamo con ordine. Parlavamo di un Paolo Benvegnù “classico”. E’ quello che ci emoziona e ci conquista in brani magnifici come “Non Esiste Altro” o “27/12”. Il duetto con Malika Ayane è veicolo di magie sonore che ci avvolgono e ci conquistano, con un ritornello d’altissima scuola. Un duetto così delizioso che, tranquillamente, potrebbe entrare nell’iconografia musicale della nostra canzone italiana come, a suo tempo, fu quello tra Minghi e Mietta: le qualità sonore, il pathos, la splendida interpretazione, c’è tutto perchè questo brano meriti davvero l’appellativo di “capolavoro”. “27/12” si muove su quelle stesse coordinate. Elegia toccante di un amore che rende possibile l’impossibile. Paolo è poeta e veicola le sue parole con melodie da pelle d’oca. Come canta l’amore lui, con la sua naturalezza ma anche quella ricercatezza che però non è mai sfoggio di saccenza o sofismo, beh, ce ne sono davvero pochi.
“Tulipani” mi ha riportato alla mente gli Scisma del secondo album. Ancora una volta il tema è l’amore, le suggestioni e i pensieri rivolte a una figura incantevole che domina la nostra vita, meritando di essere “attesa per sempre”. Una partenza morbida, delicatissima e poi ecco il piano a dare la linea guida, come a dare più peso specifico alla canzone, mentre Paolo canta su un suono che si fa sempre più pieno, ma nello stesso tempo è come se il brano scivolasse magicamente nel vento, una sensazione meravigliosa.
“Italia Pornografica” è frizzante e qui il nostro Benvegnù rispolvera la sua sagacia e la sua ironia che a volte, in certi frangenti del passato, è stata quasi soffocata dalla sua magistrale vena poetica. Ma in questo brano no. Vizi e virtù dell’italiano medio piazzati, qui, in modo delizioso, per introdurre poi un ritornello che ti ritrovi già a cantare dopo il primo ascolto. Un Paolo Benvegnù pervaso dallo spirito di Neil Hannon.
I nostri riflettori si accendono ora su quella “Our Love Song” citata prima come elemento di novità, che, se dal titolo sembra indicarci una linea di continuità con i temi dell’ EP, nell’aspetto musicale ha un piglio decisamente incalzante e graffiante. Non chiedetemi come, ma, a un primo impatto, mi è sembrata una clamorosa collaborazione tra dei Simple Minds meno epici e più agguerriti e Max Zanotti, l’ex cantante dei Deasonika che, spesso, nella sua carriera, si è mosso su questi binari. Una gran bella canzone.
L’avevo detto nella mia introduzione: quando si rivede Paolo Benvegnù non possiamo fare altro che gioire. La musica, la bella musica, torna protagonista. E, scusatemi, ma non è affatto poco.