Credit: Jimmy Fontaine

Giusto poco prima della loro tappa italiana (5 maggio al Santeria Toscana 31), abbiamo intercettato i Band Camino per farci una chiacchierata veloce con loro.

Ciao ragazzi, come state? Da dove state scrivendo?
Ciao! Stiamo molto bene, attualmente scriviamo dal nostro van e abbiamo appena oltrepassato il confine austriaco per arrivare in Italia. Siamo sulla strada per il nostro prossimo spettacolo a Milano.

La tappa milanese del vostro tour europeo infatti sta arrivando. In passato ho intervistato molti gruppi americani che apprezzano molto il pubblico europeo, li trovano attenti e competenti, ma anche curiosi, interessati a scoprire nuova musica. E voi che dite?
Il pubblico qui hanno decisamente un’energia piuttosto diversa, sono molto più attenti e un po’ meno selvaggi – la maggior parte di loro rimane abbastanza silenziosa tra una canzone e l’altra aspettando che ci rivolgiamo a loro, e anche durante le canzoni puoi dire che stanno solo ascoltando molto intensamente. Sembrano avere un diverso livello di rispetto per la musica e per qualsiasi cosa tu abbia da dire loro.

Ho letto che il periodo Covid è stato molto importante per darvi il tempo di dedicarvi al massimo nel songwriting. Ora che siamo (quasi) tornati alla normalità, c’è ancora tempo per scrivere canzoni o l’aspetto live sta prendendo il sopravvento?
Sì, il periodo di pandemia ci ha dato un sacco di tempo per scrivere e registrare il nostro primo full lenght, ma siamo molto appassionati del processo di scrittura e troviamo sempre il tempo per farlo quando siamo fuori casa. Il tempo in viaggio alimenta sempre la creatività per poi scrivere una volta tornati a casa, e viceversa.

Il disco omonimo del 2021 è ricco di stili e forse ha mostrato un vostro lato più soft, più pop rispetto ai precedenti EP. Tuttavia, “Told You So” riporta l’attenzione su ritmi incalzanti e chitarre rumorose e spigolose. E, naturalmente, siete completamente a vostro agio. Esiste una “zona di comfort” per The Band Camino, o è davvero la vostra abilità a muovervi egregiamente su più fronti?
Certamente, una zona di comfort esiste da qualche parte nel rock, ma siamo orgogliosi di avere un background di ascolto molto diverso e che trova il modo di andare oltre a quella zona di comfort.

Con una proposta così varia e accattivante, però, viene da chiedersi se, dal vivo, non emerga forse il vostro lato più “pesante” e rumoroso. Forse è così?
Ci piace pensarlo, diamo sempre la priorità alle canzoni uptempo nei nostri live set e prendiamo in considerazione questa visione anche quando scriviamo nuove canzoni. Ci piace pensare a come possano prendere forma i nostri brani in una platea piena di persone e a cosa tutti proveranno in quel momento.

Sbaglio o una canzone come “I Think I Like You” mostra anche un certo amore per gli anni ’80? Mi ha davvero colpito. Avete qualche artista di quel periodo che apprezzate particolarmente?
Sì, quella canzone è particolarmente ispirata alla disco degli anni ’70 e a molti suoni degli anni ’80 – quel giorno siamo andati con il desiderio di scrivere qualcosa di un po’ diverso da quello che avevamo scritto in passato, cosa che ci sembra di aver realizzato. Sembra una sorta di combinazione di Earth, Wind e Fire o i Bee Gees, mescolati con un po’ di Michael Jackson e Prince, che sono tutti grandi ispirazioni per i nostri gusti musicali.

Grazie per la chiacchierata veloce ragazzi. Divertitevi nel tour europeo. Avete qualcosa da dire ai fan italiani pronti a vederti a Milano?
Non vediamo l’ora di suonare in Italia per la prima volta, nuova musica è in arrivo, portate l’energia e ci vediamo presto!