La storia immagino la conosciate già tutti. Nike, all’epoca sostanzialmente irrilevante rispetto a competitors quali Adidas e Converse, contratta l’astro nascente del basket Michael Jordan, sbaragliando la concorrenza offrendogli una linea di scarpe tutta sua e succosi divindendi sulle vendite di quest’ultima. Poi Michael Jordan diventa il cosiddetto GOAT e Nike l’azienda leader del settore forevah and evah.
Nel suo nuovo film da regista, e come spesso accade anche da attore, Ben Affleck punta però le telecamere non su Jordan, che in realtà quasi non appare, bensì sul team di scout ed esperti di marketing che hanno reso possibile un’operazione, come vedrete, tutt’altro che scontata.
Io per i film verbosi, girati tutti in un ambiente o poco più, c’ho un debole, và detto, ma la storia di “Air” è raccontata in maniera avvincente e i suoi interpreti, invero nomi blasonatissimi, tutti davvero convincenti. E quindi è un piacere vederli ciancicare in gergo, scambiarsi battute rapidissime e sprofondare in fugaci momenti di malinconia fatalista.
Lo stile di Affleck dietro la macchina da presa questa volta è molto neohollywoodiano. La sobrietà della messincena viene allegerita però dalla gustosa retromania di fotografia e costumi, nonché da una colonna sonora un po’ citofonata (Springsteen, Lauper, Reo Speedwagon, ect ect ect) ma davvero piacevole.