A dodici anni di distanza da “Trips” tornano in pista i Samiam, storico quintetto statunitense nato in quel di Berkeley, California, nell’ormai lontanissimo 1988. Le dodici tracce di “Stowaway” di certo non entreranno nella storia dell’hardcore melodico ma ci fanno tirare un bel sospiro di sollievo.

Credit: Austin Rhodes

Il gruppo di Jason Beebout, infatti, non sembra aver sofferto in maniera particolare il lungo periodo di silenzio. In parole povere: la band è ancora padrona del suo mestiere.

Il trascorrere del tempo non ha indebolito la forza dei Samiam che, carichi a pallettoni, continuano a puntare forte sull’impatto del rock e l’immediatezza di melodie estremamente orecchiabili.

Il disco suona fresco e ispirato, pieno zeppo di quelle atmosfere malinconiche figlie della tradizione emo a stelle e strisce, ma anche di momenti più leggeri, in linea con i canoni del pop punk più moderno e maturo.

Un buon lavoro da ascoltare con attenzione. Non poche le canzoni degne di nota: consigliamo “Shut Down”, “Monterey Canyon” e la potentissima “Lake Speed”, non a caso scelta come apertura dell’album.