Con un monicker certamente tanto distintivo e fantasioso, la proposta degli svedesi si assesta su territori meno caratterizzanti, ricalcando sonorità già ampiamente frequentate ma non per questo storciamo il naso o bocciamo la proposta.
Più che di selvaggia garage rock band, come molti li hanno etichettati (a costoro debbo ricordare i Maggots?), ci muoviamo su un rock sbarazzino che di garage ne ha solo la patina e dialoga assai di più con il pop e con il lato più glamour, per chi cita influenze dark.
Ottimamente prodotto da un vecchio volpone come Johan Gustafson (The Hives, Randy), l’album scorre piacevolmente senza momenti di stanca ma, in fin dei conti, senza brillare particolarmente in chissà quale innovazione (clausola non richiesta tra l’altro): alla fine il risultato è comunque ottimo per sani momenti di party.
Credete assolutamente a chi vi racconta meraviglie delle loro esibizioni live, dalle sensazioni che regala l’album c’è da potersi fidare.
Listen & Follow
Satan Takes A Holiday: Facebook