Tempo di Targhe Tenco e, come ogni anno, da giurato cerco di assolvere al meglio il mio compito, in primis provando ad ascoltare più dischi possibili (ma quello lo faccio abbondantemente già durante l’anno, quindi non c’è il rischio di arrivare impreparati a questo punto: lo dico a tutti i musicisti e uffici stampa che fino all’ultimo giorno ti ricordano di ascoltare il tal disco, ma li posso capire in fondo), e poi nell’operare delle scelte che, al di là degli inevitabili gusti personali, riflettano anche una condizione di oggettività.

Musica buona ne è uscita parecchia nel periodo preso in esame, che va dal primo giugno 2022 al 31 maggio 2023, di tutti i tipi e generi, e come in ogni Rassegna dove si assegnino dei riconoscimenti (e il Premio Tenco rimane indiscutibilmente quella più importante riguardo la canzone d’autore) viene naturale al di là dei nomi a cui ognuno darà la propria preferenza anche imbattersi in pronostici.

Nel mettere in fila pertanto diversi titoli tra cui quelli che conto di indicare in questa prima fase di votazioni (ricordo che da regolamento per ogni categoria è possibile indicare fino a tre preferenze da cui usciranno i cinque finalisti che si contenderanno le Targhe: in quel caso si dovrà assegnare un voto unico), mi sbilancerò pure nei miei pronostici categoria per categoria.

MIGLIOR ALBUM IN ASSOLUTO

Tanti i titoli in lizza ovviamente, e due almeno che a mio avviso dovrebbero passare al turno successivo in scioltezza: mi riferisco alla lanciatissima Madame (che già ai tempi del disco d’esordio fece il botto in questo contesto, portandosi a casa ben due Targhe) e al “solito” (in senso buono) Vinicio Capossela.

In entrambi i casi non posso certo negare si tratti di proposte molto valide e meritevoli, così come – giusto per spendere un altro nome di un album molto interessante – quella di Rossella Seno (“La figlia di Dio”) con il quale l’artista veneziana ha replicato per qualità e spessore il precedente “Pura come una bestemmia”; detto ciò mi preme soffermarmi su altri tre lavori, meno acclamati mi pare, ma che reputo di indubbia qualità.

Si tratta degli album di Massimo Donno, Giacomo Lariccia e The Niro.

L’artista salentino, con “Lontano” ha realizzato un album assai raffinato, evocativo, ricco di suggestioni e collaborazioni; il secondo, da tempo in rampa di lancio, è cantautore dallo stile assai personale, e con “Dieci” è stato capace una volta di più di mescolare a felici istanze d’autore una matrice pop assolutamente gradevole; infine Davide Combusti (alias The Niro) il quale, giunto in dirittura d’arrivo per quanto riguarda i termini temporali di opere ammissibili per le Targhe, con “Un mondo perfetto” ha dato alle stampe un album senza punti deboli, dove mostra una rinnovata ispirazione, in brani per la maggior parte cantati in italiano dal respiro internazionale.

Giocoforza questa del miglior “Album in assoluto” risulta essere ogni volta la categoria più eterogenea, dove chiunque abbia all’attivo più di un disco potrebbe potenzialmente ambire alla prestigiosa Targa.

Ed è oltremodo difficile fare previsioni, specie in questa prima tornata di votazioni che comporterà una necessaria scrematura.

In ogni caso ho trovato molto validi oltre a quelli già citati anche gli album dei Marlene Kuntz, di Nada, della giovane cantautrice Angelae (che già si era fatta valere al Premio Bianca D’Aponte), di Filippo Andreani, Giovanni Truppi, Giuliano Dottori e infine quello di Emma Nolde, che potrebbe a sorpresa seminare diversi avversari più conosciuti.

Così come buone chances di affermazione le ha certamente il cantautore toscano Lucio Corsi, che ha aggiunto un altro importante tassello al suo percorso, divenendo sempre più artista riconoscibile tra le nuove leve.

MIGLIOR ALBUM DI INTERPRETE

E’ questa una categoria che fa emergere ogni anno qualche progetto particolare, di cui si parla sempre terribilmente troppo poco.

Personalmente amo quando si vanno a riscoprire nomi meno noti, ma non nego possa entusiasmarmi anche se qualcuno cerca di interpretare mostri sacri come nel caso di Costanza Alegiani che si è cimentata in un artista come Lucio Dalla – uno dei miei cantautori preferiti in assoluto – ripescando tra l’altro brani meno famosi e legati da un argomento comune.

Interessante anche l’omaggio di Stefania D’Ambrosio a Umberto Bindi, anche se forse un po’ troppo rivisitato in forma classica, e lodevole il tentativo di Marco Sabiu e Gabriele Graziani di rinverdire l’epopea dei dischi “bianchi” di Battisti nati dalla collaborazione con il paroliere Panella.

Tra gli album di interpreti impossibile non citare quello di Rossana Casale dedicato alla grande Joni Mitchell, quello dello straordinario duo Musica Nuda che si è cimentato con il repertorio di De Andrè, Luca Di Martino che ha omaggiato Fausto Mesolella, Alice che ha ricordato il maestro Battiato (chi meglio di lei avrebbe potuto?), per non dire di Alberto Bertoli che ha voluto duettare virtualmente col padre, il grande Pierangelo a vent’anni dalla sua scomparsa.

Due album che particolarmente mi hanno emozionato sono però quelli realizzati da Claudia Crabuzza e di Raiz (con i Radicanto).

La prima, non nuova a questi palcoscenici, con “Grazia, la madre (omaggio in musica a Grazia Deledda)” rende tributo alla grande Grazia Deledda con la solita classe e delicata autorevolezza; il secondo (voce sublime degli Almamegretta) rivisita alcune canzoni del repertorio dello storico cantante napoletano Sergio Bruni nell’album “Si ll` ammore e` o` ccuntrario d` `a morte”.

MIGLIOR ALBUM IN DIALETTO

Nel corso degli anni mi sono espresso molte volte a favore di questa particolare e affascinante categoria: è da qui infatti a mio avviso che provengono alcuni tra i migliori album tout court, perle magnifiche che vanno a rappresentare al meglio la vastità di tessuto storico, culturale e ovviamente musicale che troviamo nella nostra amata Penisola.

Non risulta facile stabilire con esattezza quale sia il “miglior” disco in questione, viste le tante storie che si portano dietro: in ogni caso sin dal primo ascolto sono stato rapito dal disco, in pratica appena uscito, di Peppe Voltarelli (un habituè delle Targhe, vista l’indubbia qualità delle sue proposte) e del cantautore e polistrumentista molisano Giuseppe Moffa, che ha recuperato i preziosi scritti di Eugenio Cirese, poeta e scrittore della sua Terra.

Un altro album a mio avviso imperdibile è quello della cantautrice Patrizia Cirulli che, mediante “Fantasia. Le poesie di Eduardo in musica” (un’operazione assolutamente degna di nota), si è accostata alla poetica del grande Eduardo De Filippo con rigore, curiosità e perizia, mostrandovisi intellettualmente affine.

In altro versante musicale, rock anziché folk, troviamo i napoletani Thelegati, che a dispetto del nome un po’ demenziale hanno realizzato un disco solido, viscerale, intenso e ricco di contenuti, così come i redivivi Almamegretta (tornati ispiratissimi con “Senghe”) o i pugliesi Radicanto, autori di un lavoro estremamente interessante e piacevole, oltre che concettualmente significativo, sin dal titolo “Alle radici del canto”.  

Se ci atteniamo tuttavia agli album puramente dialettali c’è letteralmente da “perdersi” in quanto a varietà della proposta, da Nord a Sud, passando per il Centro: tanto per citarne alcuni che vanno assolutamente ascoltati con attenzione, si può passare dalla Lombardia (con l’album del brianzolo Lorenzo Monguzzi, già leader degli ottimi Mercanti di Liquore) alla Sicilia (con la caleidoscopica world music degli Unavantaluna); dal Lazio (con l’ennesima ottima proposta de Il Muro del Canto) al Veneto (con il progetto di recupero e ricerca “Passeggeri” di Corrado Corradi, Rachele Colombo e Roberto Tombesi)

MIGLIOR ALBUM DI ESORDIO

Un’altra categoria che mi sta particolarmente a cuore è quella degli “Album di esordio”, mai come quest’anno mi verrebbe da dire combattuta, dopo l’apertura totale al pop avuta l’anno scorso (e in parte cominciata dodici mesi prima ancora con la relativa Targa “della discordia” – verrebbe da dire, viste le polemiche sollevate – assegnata a Madame).

Un anno fa infatti ebbe la meglio su una folta concorrenza Ditonellapiaga ma tra i primi 5 finalisti arrivarono anche artisti di chiara matrice mainstream come Blanco e Ariete.

Quest’anno ha suscitato un po’ di clamore una ipotetica vittoria della sarda Daniela Pes, il cui pigmalione è Iosonouncane: a detta infatti di una nota addetta ai lavori e critico musicale (che tra l’altro stimo e apprezzo molto) le sue non sarebbero propriamente canzoni, ma più degli strumentali senza contenuto lirico.

Pur comprendendo le ragioni di simili obiezioni, a mio avviso invece la sua candidatura possiede tutti i crismi per ambire a un legittimo riconoscimento, visto lo spessore della proposta, e questo nonostante la sua Opera Prima si avvalga in effetti più di un apparato musicale eterogeneo e di notevole impatto emotivo, anzichè riferirsi specificatamente a un determinato linguaggio scritto.

Mi è piaciuto molto pure un altro album “insolito” in questo ambito, quello del duo Bono/Burattini, suggestivo ed evocativo nel suo insieme, dalla prima all’ultima traccia; poi ok ci sono gli “esordienti di lusso”, che un tempo avrebbero “saccheggiato” le giurie, le quali invece due anni fa fermarono al palo due album seppur ottimi come quelli di Godano e Bianconi, alla loro prima prova con nome e cognome.

Ora in lizza su questo versante ci sono, a ben vedere, i lavori da solista di Manuel Agnelli, Davide Dudu Morandi dei Modena City Ramblers e Federico Dragogna ex Ministri; intendiamoci, sono opere tutt’altro che brutte (e ci mancherebbe, viste le qualità degli autori) ma sarei più felice se in finale arrivassero dei debuttanti assoluti, magari come i piemontesi Autoradio, che con “Ultrapop” hanno realizzato un album fresco, brioso, dal mood positivo e con diverse reminiscenze vintage, davvero non male per dei venticinquenni o poco più; o come Claudio Orfei che con il suo “My Wonderland” conduce l’ascoltatore in un lungo viaggio onirico, in un tripudio di atmosfere e stati d’animo differenti.

Sono ottimi esordi anche quelli di Anna Carol, a cui dedicai spazio sin dai suoi primi singoli sul sito di “Indie For Bunnies” e del gruppo rock I Fiumi, che sarebbe meglio definire un “supergruppo” vista la presenza al suo interno di musicisti del calibro di Xabier Iriondo, Diego Galeri e Andrea Lombardini, a supportare la magnetica voce di Sarah Stride.

Per ultimi, ma essenzialmente perchè rappresentano una scoperta relativamente più recente, ci tengo a segnalare i PASE, nati da una brillante idea di Andrea Fusario, primo bassista nonchè tra i fondatori dei Virginiana Miller, che propongono un pop d’autore declinato con classe e raffinatezza.

MIGLIOR CANZONE

C’è poi la Targa per la “Migliore Canzone” che premia gli autori del brano. Non sempre è semplice decontestualizzare un singolo episodio da un album intero, soprattutto in quei casi dove alla base vi sta un concept.

Il discorso lo potrei applicare quindi a una come Madame, perché proprio la giovane veneta potrebbe imporre più di un brano in questa sezione, su tutti a mio avviso “Per il tuo bene” o “Avatar – L’amore non esiste”, a meno che i colleghi non siano particolarmente “pigri” nel citare proprio quella (altrettanto suggestiva, giusto sottolinearlo) “Il bene nel male” portata in gara al Festival di Sanremo.

A me piace molto anche il duetto tra Benvegnù (che una Targa ormai la meriterebbe anche, essendo arrivato più volte secondo) e Malika Ayane per il singolo “Non esiste altro”, inserito in un nuovo Ep del Nostro dall’indubbio fascino.

Che dire poi di un brano come “Così speciale” con cui Diodato cerca di rifarsi della mancata vittoria a suo tempo di “Che vita meravigliosa”? A mio parere ha tutte le carte in regola per arrivare al cuore della maggior parte dei giurati, grazie all’intensità e al realismo poetico con cui è riuscito a rievocare le tante sensazioni provate durante i giorni tristi della pandemia.

Meritano grande attenzione anche i brani “Undici metri” di Filippo Andreani, dedicata all’iconica e tragica figura del campione Agostino Di Bartolomei, e “La misura del tempo” della talentuosissima Marlò, così come è da rimarcare il ritorno di un fuoriclasse come Ivan Segreto con la profonda “Paura e pace”, oltre ai già segnalati Giacomo Lariccia (che spicca con il brano “Ci penserà il tempo”, dove collaborano Petra Magoni e Ferruccio Spinetti) e Rossella Seno, che regala vivide emozioni con l’intensa e delicata insieme “Cantami”, eseguita in coppia con Allan Taylor.

Mi viene difficile onestamente pensare che la Targa possa essere assegnata a una canzone in precedenza in gara al Festival di Sanremo, come successo nelle ultime 5 edizione del Tenco, vale a dire per “Stiamo tutti bene” di Mirkoeilcane (2018), “Argentovivo” di Daniele Silvestri con Manuel Agnelli e Rancore (2019), “Ho amato tutto” di Tosca (2020), “Voce” di Madame (2021) e infine “Forse sei tu” di Elisa (2022).

Non mi pare infatti ci fossero quest’anno al Festival delle canzoni di forte impronta autoriale ma non si può mai sapere cosa ne penseranno al riguardo gli altri giurati.

MIGLIOR ALBUM A PROGETTO

Infine gli “Album a progetto” che, in effetti, si potrebbe valutare di sostituirli con gli album strumentali, o di ampliarne il raggio d’azione, visto che di questi ultimi ne vengono pubblicati in gran quantità (e di indubbio valore), a differenza dei pochi che invece possono ben rientrare nella categoria “a progetto”.

Per dire, in una ipotetica sezione “Album strumentali”, si potrebbe votare con naturalezza i Calibro35 ad esempio, senza forzare troppo questo nome in altre categorie.

Ma al di là di simili considerazioni, ci fossero anche 100 album in lizza nella categoria “a progetto” credo non avrei alcun dubbio ad assegnare una mia preferenza al lavoro edito dalla illuminata casa discografica “Squilibri” dedicato alla Resistenza (“Nella notte ci guidano le stelle – Canti per la Resistenza”), con all’interno artisti come Capossela, Marlene Kuntz, Yo Yo Mundi e Lalli, Ardecore, Paolo Benvegnù, ‘A67, Mariposa, Massimo Zamboni, Teatro degli Orrori e altri ancora: un capolavoro di album, senza se e senza ma, pensato e “costruito” da Marco Rovelli che ovviamente è anche presente con un brano (in collaborazione con Teho Teardo.


La traccia di apertura del disco (pubblicato da “Squilibri”) “Nella notte ci guidano le stelle – Canti per la Resistenza” è affidata a Yo Yo Mundi e Lalli.

Nota di merito anche per l’ennesimo progetto ricco di qualità e valore assemblato da Musica contro le mafie: “Music for the Change – Collective Album #22”. Saranno con ogni probabilità questi due valenti progetti a contendersi la relativa Targa.Al termine di questa disamina, nonostante abbia già sostanzialmente chiaro a chi dare le mie preferenze in questa fase, mi riservo ancora qualche giorno per sciogliere gli ultimi dubbi, più che altro per dare un ascolto più attento a determinate proposte, visto il numero considerevole delle opere candidabili.