Tra i tanti disastri collaterali che una missione come quella americana in Afghanistan si porta dietro, c’è quello delle migliaia di interpreti utilizzati dall’esercito statunitense in cambio di permessi di soggiorno che in molti casi non sarebbero mai arrivati e oggi invisi alla rinvigorita dittatura talebana.
È da questa problematica che il regista inglese prende spunto per imbastire un action tirato e concitato, fitto di sparatorie e mirabolanti esplosioni in alta definizione.
Al centro c’è però la storia di fratellanza, rispetto e promesse tra due uomini, un incazzoso ufficiale americano (Jake Gyllenhaal) e un poco ortodosso traduttore afgano invischiato nel traffico d’eroina (Dar Salim). Idealmente diviso in due parti, il film vede i due salvarsi a vicenda, siglare e rispettare un patto che riscatta almeno su celluloide il doloroso tradimento perpetrato dagli americani a parte della popolazione locale.
Anche se siamo lontani dai canoni di verbosità dissacrante e tutta brit dei film di Ritchie, che sacrifica un po’ della sua cifra in nome di un action bellico secco ed efficace, non manca un pugno di formidabili scambi tra i due protagonisti.