“Magici!” Così, uno degli oltre 5000 paganti che hanno fatto il sold out alla Cavea ha sintetizzato, con tipica verve romana, la prima performance su suolo italico di questo tour 2023 dei Sigur Ros. L’esclamazione è risuonata forte e chiara nell’arena, durante un momento di silenzio tra un brano e l’altro. Momenti che la band non ha praticamente mai riempito con commenti e saluti al pubblico. Birgisson, Holm e Sveinsson (accompagnati alla batteria da Ólafur Björn “Óbó”Ólafsson) sono entrati sul palco alle 21.17 e ci hanno intrattenuti fino a oltre le 23. Pause minime, atmosfere sognanti sottolineate dall’abbondante uso di fumo sul palco. In certi momenti, tali erano i giochi di luce e la densitàdel fumo, potevi solo intravedere le silhouette dei 3 davanti.
Mentre Olafsson era (un po’ troppo) nascosto in seconda fila, coperto dagli ampli e dalle strumentazioni degli altri. Mi rimane quindi l’unico rammarico di non averpotuto seguire in pieno la sua performance che, in certi brani, è centrale per il sound della band. I 14 brani in scaletta hanno pescato molto dal passato: 2 da “Agaetis byrjun”, ben 5 da “( )”, solo 1 dal recentissimo “Atta”.
Come da 20 anni a questa parte, il concerto si è concluso con “Untitled #8″. Mentre le ultime note svanivano, la band ha lasciato gli strumenti e se n’è andata. Nemmeno una parola, niente bis come da loro tradizione, ma solamente due successive uscite per raccogliere le ovazioni del pubblico entusiasta. Mentre “Atta” ha ricevuto reazioni discordanti da pubblico e critica, direi che sul livello di questo live, dubbi non ve ne possano essere. Birgisson è naturalmente il mattatore, con la sua chitarra suonata con l’archetto e l’uso che fa della voce. Vederlo fare quello che fa dal vivo ti consente di sintonizzarti in pieno con il mondo dei Sigur Ros e con la loro originalità specifica. Gli altri non sono comunque da meno, con il basso di Holm checrea la base su cui poggia il resto e le tastiere di Sveinsson che disegnano l’atmosfera unica e tipica della band islandese.
In sintesi, una esperienza che avvolge. Che passa dal piano al forte continuamente. Dalle atmosfere rarefatte ai momenti in cui si pesta duro. Un’ esperienza “magica” che conferma quello che avevamo sentito in oltre 25anni di discografia: questa è una band solida, che sa quello che fa e che dopo tutti questi anni di musica non ha perso un briciolo della motivazione e della “magia” dei suoi anni migliori e più ispirati.