Cut Worms è il progetto di Max Clarke, musicista nativo dell’Ohio, ma da tempo di stanza a Brooklyn: lo statunitense arriva ora al suo terzo LP, appena pubblicato dalla prestigiosa Jagjaguwar a distanza di quasi tre anni dal precedente “Nobody Lives Here Anymore“.
Clarke nel disco è accompagnato da una band composta John Andrews (tastiera), Keven Louis Lareau (basso) e Noah Bond (batteria): prodotto e mixato dallo stesso Max, l’album è stato registrato in tre differenti sessioni, in parte da Clarke, in parte dai fratelli Brian e Michael D’Addario dei Lemon Twigs e in parte da Rick Spataro dei Florist.
Dopo un doppio LP di quasi ottanta minuti, il musicista di stanza a NYC ritorna con qualcosa di più breve e conciso (nove brani per circa trentacinque minuti): l’opening-track “Don’t Fade Out” ci invita immediatamente nel suo meraviglioso mondo descritto con piano e leggerissime percussioni, facendoci tuffare in mezzo a un raffinato pop di alcuni decenni fa. Il coro poi è così bello e melodico che la perfezione sembra davvero vicina.
Posta proprio al centro del disco c’è “Is It Magic?”, che ha ottimi arrangiamenti e un soffice tocco psichedelico beatlesiano, mentre le sue delicate armonie sembrano invece uscire dalla soleggiata West Coast, ricordandoci maggiormente i Beach Boys o, se vogliamo restare più vicini ai giorni nostri, i primi Fleet Foxes.
“I’ll Never Make It” è decisamente più riflessiva e malinconica nei vocals, ma non per questo meno bella con quelle sue chitarre soft, gli ottimi fiati e le immancabili armonie, una vera e propria delizia.
“Use Your Love! (Right Now)” poi è un altro episodio di totale delicatezza e tenerezza che ci riporta in mente la California più morbida e in particolare il gruppo dei fratelli Wilson, graziato da ottimi arrangiamenti.
I detrattori potranno dire che questo omonimo terzo album di Cut Worms sia troppo influenzato dal passato e non inventi nulla di nuovo, ma le sue melodie country-pop, la sua gentilezza e la sua qualità a livello tecnico sono davvero molto buone e ce lo fanno apprezzare: un graditissimo tuffo in mezzo a un luminoso senso di nostalgia.