Sono i nostri giorni, ma l’esordiente Taylor li filma come se la sua opera prima fosse un classico perduto della blacksploitation. La colonna sonora tutta funk soul e black vibes di ogni sorta, completa un quadro vintage certamente posticcio, ma sfacciato, seducente ipnotico.
Il film è girato con ritmo, il montaggio è dinamico e i movimenti di camera sinuosi. Visivamente cattura di brutto.
Pur contando su tre interpreti magnetici intenti a scambiarsi battute in uno slang musicale e ironico, a causa di una sceneggiatura troppo autoindulgente a un certo punto il film si sfascia. Fino a un certo punto gli indizi del mistero sono intriganti e divertenti, la trovata del pollo fritto è autoironica e geniale. Poi però il film non va da nessuna parte, o perlomemo da nessuna parte che significhi qualcosa che non ci abbia già detto Peele, al cui cinema in riferimenti di “They Cloned Tyrone” si sprecano fino a disturbare.