Insomma, 3 brani nuovi più un remix per riconnettersi col mondo reale dopo quasi 10 anni dal precedente album “Syro”, sono un’enormità che solo l’intoccabile grandezza del passato di R. James può colmare senza avere il minimo dubbio che sia finita nel dimenticatoio del tempo la sua solidissima posizione di profeta dell’elettronica.
In realtà, la faccenda è un pò più complicata rispetto alla mera uscita di questo EP, che beninteso ha il solo “Blackbox Life Recorder 21f” come pezzone, un miscuglio di breakbeats accelerati e frullati come è la prassi dell’ultimo (?) Aphex conosciuto, in una parallela osmosi con i pattern synthetici che ne fanno, per pur nel suo minutaggio breve, già un capitolo compiuto che potrebbe espandersi, speriamo, in un prossimo extended album su questa falsariga, mentre francamente degli altri due brani, ma anche del remix, si può tranquillamente sorvolare, quasi fossero riempitivi (sempre di lusso).
Il punto rimane su cosa si vuole ancora da uno che l’elettronica l’ha cambiata, creando qualcosa di diverso ed allargandone le potenzialità sensoriali, dando un senso all’idea di ascolto di un genere che di per sè ha combattuto anni per essere apprezzato anche al di fuori del territorio del dancefloor e che ha trovato nelle proposte del folletto irlandese una giustificazione intellettuale per diventare grande. Aphex probabilmente tutto questo lo sa, cinico e fluido come dovrebbe essere, nella sua ricerca di sbarcare il lunario (i famosi “Mixes for cash”), arriva al giro di boa dei 50 a proporre qualcosa sempre apprezzabile ma che da un punto di vista esterno potrebbe convergere nell’ambito di una musica generazionale, insomma con la narrazione che questi suoni di “Blackbox Life Recorder 21f / in a room7 F760” altro non siano che ciò che migliaia di post ravers ed amanti del suono digitale vogliono continuare a sentire e si aspettano dal vate, come se l’obiettivo sia proprio quello di rinsaldare e prolungare un rapporto filiale, piuttosto che stupire per indicare nuove strade.
E’ un dubbio che emerge ma è certamente una considerazione a posteriori, andatelo a dire a chi ha vissuto l’esperienza dei set live di questo 2023 , arrivati anche qui in Italia, dove passato presente e futuro si sono condensati dentro questa nuova iconografia che è anche quella che appartiene alla copertina di questo EP, una specie di cubo di Rubrick attualizzato e centellinato, pronto a deflagrare nel frullatore temporale e sonoro di un’anima che contiene tante cose ancora pulsanti e di cui appunto un intero popolo di fedeli ha ancora bisogno.