Sono passati poco più di un paio d’anni dall’uscita del loro terzo LP, “Fuck Art“, ma i Dirty Nil sono già tornati a maggio con questo suo successore: pubblicato dalla Dine Alone Records, il disco segna il debutto del nuovo bassista Sam Tomlinson, arrivato dopo la partenza di Ross Miller.
Il frontman Luke Bentham ha spiegato che questo quarto lavoro sulla lunga distanza è un po’ più cattivo rispetto al suo predecessore, aggiungendo poi che
non ci siamo preoccupati dei piccoli dettagli insignificanti. Se suonava bene, lo facevamo.
Registrato al Jukasa Media nella Six Nations Reserve in Ontario, il disco è stato prodotto dal loro collaboratore di vecchia data John Goodmanson (Bikini Kill, Los Campesinos!, Blonde Redhead, Sleater-Kinney).
Non ci vuole molto per capire dove la band canadese ci voglia portare perché sin dalla opening-track “Celebration” ci tuffiamo dentro un pesante mondo rock, cattivo e senza stupoli fronzoli, con riff graffianti, un drumming pesante e grida incazzate, ma alla fine dei conti era esattamente quello che cercavamo da loro.
Molto divertente e con ottime melodie “Undefeatead”, che sembra trasportarci nel mondo punk degli anni ’90 con quelle sue chitarre inarrestabili e poppy.
Punk nel sound, ma anche nell’anima, “Stupid Jobs” parla di posti di lavoro e di lavorare per altre persone e non sentirsi a proprio agio.
Se la title-track “Free Rein To Passions” è una delle canzoni più pesanti, rumorose e folli del disco con quei suoi riff devastanti, la conclusiva “The Light, The Void And Everything”è decisamente più riflessiva, quantomeno nei vocals, perché la strumentazione, dopo un inizio apparentemente tranquillo, diventa comunque piuttosto heavy.
“Free Rein To Passions” è un disco divertente, pieno di adrenalina e grida: i Dirty Nil non pretendono di inventare qualcosa di nuovo, ma quello che fanno lo fanno bene e ci regalano una mezz’ora di rock ‘n roll intenso e tirato.