Bull-Doser, Public domain, via Wikimedia Commons

Ennesima storia bizzarra dell’epoca social, in particolare da TiK Tok, l’ascesa e la vitalità di questo progetto che si chiama TV Girl, indie pop di ottima fattura, con all’attivo quattro dischi, l’ultimo uscito proprio quest’anno, dal titolo “Grapes Upon the Vine”.

In realtà loro sono in tour per ri-presentare il loro esordio “French Exit”, tra l’altro annoverato, ai tempi, come uno dei dischi più riusciti, nel genere, dell’intero decennio e in effetti Brad Petering, Jason Wyman e Wyatt Harmon maneggiano la materia a dovere, mescolando diverse influenze, oltre al brand indie, sicuramente, nella produzione, reminiscenze hip hop, per non dire trip hop, un mix riuscito, suggellato e sostenuto da un songwriting di talento.

Grazie appunto a Tok Tok si annovera un’ascesa sicuramente inusuale, una sorta di riscoperta della generazione zeta del disco d’esordio; toccando questo argomento, è praticamente impossibile non citare gli Arctic Monkeys, che, grazie al loro disco omonimo del 2013, si sono ritrovati da band, certamente con ottimi numeri (tanto per capirci, in Italia passavano dal forum di Assago), a progetto da stadio, capace di portare quasi 70000 persone all’ippodromo La Maura un mese e mezzo fa.

Tutto questo, tra l’altro, nel loro momento più crooner e intimista, quanto lontano, per scelta, da lidi mainstream frutto del lavoro che ha portato alla pubblicazione degli ultimi due controversi dischi.

Ma i giovanissimi vogliono “AM” del 2013, in classifica anche in Italia, da oltre un anno, in mezzo ai trapper di turno. Sono i fenomeni poco spiegabili della condivisione attuale, assolutamente incalcolabili e imprevedibili.

Tornando ai TV Girl, ovviamente non hanno nulla a che fare con la risposta mastodontica dei succitati Arctic, semplicemente, nel loro piccolo, hanno beneficiato dello stesso impatto sul social cinese.

Quindi abituale circolo Magnolia, che a fine estate, ha sempre le ultime cartucce da sparare, prima della consueta piccola pausa, per riprendere ad ottobre con la riapertura del tendone e degli allestimenti indoor.

Insieme a TV Girl, Collen Green in apertura, artista americana, classe 84’, con all’attivo diversi lavori in ambito indie pop, “Cool” è il suo ultimo disco, tra l’altro uscito, praticamente due anni fa, la solita pandemia a ritardare il tutto, per ritrovarsi nel 2023 in quest’accoppiata ben assortita.

Parte proprio lei per le 20 e 45, che in studio, risulta molto gradevole, scrive bene; nella dimensione live, per necessità e virtù, si presenta in solitaria, ma invece di optare, per un set acustico, alza il volume degli ampli e su una base pre registrata, propone alcuni brani di repertorio, nulla di scandaloso, però, boh, questo tipo di allestimento non mi convince mai appieno, soprattutto quando si sta parlando di musica suonata. Direi set con beneficio di inventario.

Subito dopo TV Girl, accolti a furor di popolo in un Magnolia quasi esaurito, distese di cellulari al cielo, fan giovanissimi, da tutta Italia per altro, per l’unica e prima data in assoluto in Italia, di un progetto, che senza quest’ascesa virale, non credo, sarebbe mai passato, o almeno così è stato finora, anche dopo quattro pubblicazioni ufficiali in oltre dieci anni di carriera.

Le canzoni ci sono eccome, a grandi linee, mi ricordano gli immensi Postal Service, quel misto di elettronica e strumenti analogici accompagnati da un cantato monocorde, tipico dell’indie anni zero.

Partono per le 21 e 30 e suonano poco meno di venti brani, fanno gioco forza le tracce di “French Exit” appunto, penso a “Daughter of a Cup” o “Lovers Rock”, o la rompighiaccio “Partyhouse”, o “The Blonde”.

Tra sing-a-long da fan stralunati e urla di ragazzine, il concerto scorre via leggero e molto piacevole, con la sensazione di essere davanti ad una proposta decisamente più adulta e ben lontana anche dai generi più in auge tra i giovanissimi, però va così, forse è il caso anche di abituarsi a questi exploit totalmente inaspettati, e come dire, in questo caso, ben vengano.