Nuovo album solista per Kristin Hersh (Throwing Muses, 50 Foot Wave) che nei dieci brani di “Clear Pond Road” esplora ampi territori musicali tra il New England e New Orleans dove è ambientata “Constance Street”. Il suo lavoro più cinematografico, una love story non una tragedia, ricco di storie e personaggi. Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lei via mail, per farci raccontare alcuni retroscena del disco.
Ciao Kristin, benvenuta su Indie For Bunnies. Hai dichiarato spesso che non devi inventare nulla, le cose semplicemente succedono e le descrivi. E’ vero anche nel caso di “Clear Pond Road?
La musica si presenta nei momenti meno opportuni, generalmente alle 4 del mattino, ma non faccio nulla per incoraggiare o stimolare la scrittura, perché sono convinta che le canzoni sappiano quello che fanno. Se forzi il processo, potresti finire per scrivere un brano più morto che vivo, più espressione di te stessa che canzone. Se pubblicassi della musica in cui io “salgo in cattedra” invece di “imparare” l’ascoltatore sentirebbe solo quello che già conosco, e chi ne ha bisogno?
Non sono più intelligente della media, in altre parole, ma le vere canzoni sono più intelligenti di tutti noi; nello stesso modo in cui un bambino o un sogno – perfino un cane – sa quello che abbiamo dimenticato. Il basso (Id / animale) e l’alto (super ego / spiritualità).
Hai prodotto l’intero disco, come hai già fatto in passato. E’ più o meno difficile rispetto a lavorare con altri?
Già da teenager, ero come Brian Wilson dei Beach Boys: sentivo musica e voci, dormivo nello studio di registrazione, troppo ossessionata dalla musica per comportarmi normalmente. La differenza tra noi è che io non ero una pop – star, ero solo una strana ragazzina e a nessuno piacevano le mie canzoni!
I produttori non avevano un rapporto così intimo con la musica, quindi dovevo aver pazienza con loro, dovevo aspettare che ci arrivassero. Dopo un po’ ha iniziato a non avere più senso, quindi ho cominciato a produrmi da sola.
Vivo per suonare la chitarra, scrivere canzoni e produrle perché il corpo sonoro di cui una canzone ha bisogno è una mia responsabilità. Molto simile all’essere madre, in verità. I miei 4 figli li ho cresciuti in modo simile, salute, rispetto e molte risate.
E’ un album musicalmente complesso con violoncello, archi, glockenspiel, mellotron, batteria, oltre alla chitarra. Un suono molto cinematografico, in effetti. Da cosa sei partita: gli arrangiamenti, le melodie o i testi?
La Musica prima di tutto! La chitarra mi dice cosa devo fare. Ma prima che mi parli, la musica arriva nella stanza come un’energia, come se avesse una carica elettrica e una sorta di calore. Rendere tutto questo bello – non grazioso – è compito della chitarra e io mi trovo nel mezzo.
Le storie vissute che diventano parte di una canzone sono intensi ricordi che la canzone tesse come uno strano arazzo. Quando suono quella canzone, rivivo tutti quei ricordi ma lascio che sia la canzone stessa a creare la narrazione: a riunire tutte quelle esperienze in una mitologia o in un sogno.
La voce è il filo rosso che lega i dieci brani, non è mai uguale a se stessa, cambia di continuo. E’ qualcosa che hai pianificato o è semplicemente successo?
La voce è uno strumento come un altro. Un pazzo strumento che non puoi accordare, che subisce gli effetti dei postumi della sbornia e delle delusioni e della mancanza di sonno! Se il protagonista, il mood e la struttura della canzone non sono fedeli ai ricordi, nessuno degli altri strumenti sarà in grado di salvarla.
Siamo abituati ad ascoltare persone che cantano blandamente, come se non fosse la canzone a comandare, solo per mettersi in mostra, fingendo, imitando una sorta di passione. Generalmente non c’è nessuna vera canzone dietro tutto questo, solo un prodotto dell’industria musicale.
Ma una vera canzone obbligherà la voce a mettersi al suo servizio. A volte la mia voce deve suonare come se mi fossi appena svegliata dopo aver dormito sul pavimento di qualcuno, a volte forte ma spaventata, o debole ma instancabile … a volte infantile o matura, maschile o femminile, roca o limpida. “Non cantare” è la regola in studio … hahaha. In altre parole, nessun dramma, non mettersi in mostra. Spesso devo essere forte abbastanza da essere imbarazzata, da quello che la canzone richiede come brano musicale. Non può essere un veicolo per il mio ego.
Ti va di raccontarci qualcosa di più sul singolo “Ms. Haha”?
Parla di un amore decennale e segreto.
Un altro brano che mi ha incuriosito è “St. Valentine’s Day Massacre” e la storia che ha ispirato la canzone.
Ero ospite come DJ in una radio di Chicago e mi hanno chiesto di fare uno show di San Valentino. Quello che hanno detto in effetti è: “Per favore vieni qui e suona qualche canzone d’amore” cosa perfettamente comprensibile hahaha. [Kristin Hersh ha usato l’espressione “Please park your giant balls in the hallway” nella versione originale – ndr].
Ma io credo che l’amore abbia due palle gigantesche, quindi siamo rimasti seduti per buona parte della notte durante una tempesta – frugando nell’incredibile collezione di dischi di quella radio – e abbiamo messo insieme il vero amore, gentilezza e violenza, ironia e profondità, altruismo e abbandono trovando la canzone perfetta per riflettere tutte queste attitudini.
Il vero Massacro di San Valentino è avvenuto a Chicago nel 1929, quando Al Capone ha fatto assassinare diversi dei suoi rivali il 14 febbraio …
Se “Clear Pond Road” fosse un film, che tipo di film sarebbe?
Mi sembra una love story / road movie. E’ un genere cinematografico? In ogni caso è la mia vita, hahaha…
C’è qualche speranza di vederti suonare in Italia, magari l’anno prossimo?
Si, decisamente si, in primavera! Non vedo l’ora di tornare!