Arrivato subito dopo il mega successo di “Slippery When Wet” (1986) e registrato in fretta e furia alla fine del tour omonimo, “New Jersey” ha rappresentato la conferma dei Bon Jovi ad altissimi livelli. Prodotto ancora una volta da Bruce Fairbairn e registrato ai Little Mountain Sound Studios di Vancouver, il disco pubblicato il 19 settembre del 1988 dalla band di “Livin’ On A Prayer”, infatti, ha sfornato ben cinque singoli da top ten ed è rimasto in vetta alla classifica americana per quattro settimane consecutive.
Inizialmente era stato immaginato come un doppio album dal titolo provvisorio di “Sons Of Beaches”, progetto che poi è stato accantonato per non disperdere in troppe direzioni la vena creativa di Sambora e soci. “New Jersey” è il tipico lavoro dei Bon Jovi di fine Anni Ottanta, un hair-glam-metal patinato e super catchy, che ha proiettato definitivamente la band statunitense nell’olimpo del mainstream a stelle e strisce.
“Lay Your Hands On Me”, il brano che apre le danze del disco, inizia con una batteria african style e si sviluppa attraverso uno degli assoli più incisivi di Richie Sambora. “Bad Medicine”, primo singolo estratto, è uno dei pezzi più iconici del lotto. A quanto pare, il testo della canzone parlerebbe della cattiva influenza esercitata da una ragazza proprio sull’ex chitarrista dei Bon Jovi. Con “Born To Be My Baby”, nonostante le velleità da denuncia sociale, la band del vecchio Jon non riesce a brillare come in altri episodi dell’album, mentre “Living In Sin” è la prima vera ballatona di “New Jersey”, nonchè, se vogliamo, un piccolo antipasto di tutte quelle che arriveranno successivamente, soprattutto nel corso degli Anni Novanta. “Homebound Train”, invece, è un ottimo mix di armonica ed organo che ad un certo punto sembrano quasi duellare l’uno con l’altro, rendendo il climax del brano ancor più vivace ed interessante.
Del resto, sono questi i Bon Jovi degli esordi: cinque ragazzi della provincia americana alla ricerca del proprio spazio nel gotha del rock mondiale. Belli, spavaldi e pronti a tutto, anche a sperimentare. Come nel caso della chitarra dal sapore flamenco di “Wild Is The Wind” che conferisce alla traccia una sorta di tocco esotico. “I’ll Be There For You” è l’altra ballad del disco, il quarto singolo alla numero uno della band ed uno dei pezzi più apprezzati dal pubblico. Musicalmente, però, nulla toglie e nulla aggiunge alla (buona) qualità dell’album. Semmai, definisce in maniera ancora più netta quelle che sono le ambizioni del gruppo, ovvero, far coesistere la propria identità con il grande riscontro commerciale.
Sono trascorsi trentacinque anni dall’uscita di “New Jersey” e probabilmente alcune sonorità, ascoltate oggi, potrebbero far storcere un pò il naso e risultare sin troppo vintage e datate. Ogni cosa, però, va contestualizzata e non solo in base al periodo storico di riferimento. Il quarto album dei Bon Jovi è stato un ottimo successore di “Slippery When Wet” – pur non disponendo del singolone spaccaclassifiche (“Livin’ On A Prayer”) – ed un ponte necessario verso i successivi lavori della band. E’ plausibile pensare, che senza l’uscita di “New Jersey”, non avrebbe visto la luce nemmeno quel capolavoro di “Keep The Faith”, pietra miliare dei primi Anni Novanta della band e dell’universo rockettaro in generale, ma questa è un’altra storia.
Pubblicazione: 19 Settembre 1988
Durata: 57:42
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: glam-metal, hair-metal, pop-rock
Etichetta: Mercury Records
Produttore: Bruce Fairbairn
Tracklist:
- Lay Your Hands On Me
- Bad Medicine
- Born To Be My Baby
- Living In Sin
- Blood On Blood
- Homebound Train
- Wild Is The Wind
- Ride Cowboy Ride
- Stick To Your Guns
- I’ll Be There For You
- 99 In The Shade
- Love For Sale