Se volete la versione breve è questa: che noia!
Se volete quella un po’ più lunga eccola. Avevo preso i biglietti (a caro prezzo) dopo aver consultato le scalette di aprile al Coachella. Bjork non sembrava applicare il “protocollo Brianmolko“ (avete presente le canzoni che tanto vi piacciono e che mi hanno reso famoso? Beh non le faccio), la setlist era abbastanza equilibrata anche se non troppo lunga ma trattavasi di festival. Purtroppo il dramma si sarebbe concretizzato alla partenza del tour “Cornucopia”. Scaletta sempre identica con 11 pezzi dal precedente album “Utopia” e 4 dall’ultimo “Fossora“. Si giocava quindi a carte scoperte.
Sarebbe stato evidentemente un concerto palloso.
Certo, la bella scenografia, certo la voce di Bjork ancora splendida, certo i flauti, ok, ma le canzoni? Il folletto islandese si presenta alle 20.40 sul palco conciata tipo Bertè ma senza le gambe di Loredana. E per un’ora e mezza annoia senza sosta a parte due o tre hit (“Venus as a boy” comunque sfigurata, “Isobel” applauditissima e “Pagan poetry” riconoscibile a stento).
Prima dei bis pure un messaggio di Greta Thunberg (comunque datato). Qualche “grazie” e alle 22 e qualcosa è tutto finito.
Sotto la pioggia ce ne andiamo canticchiando malinconicamente “HyperBallad”.