Quarant’anni di un disco surreale e scanzonato, quarant’anni dall’esordio di un duo, quello formato da Johnson e Michael Righeira (pseudonimi di Stefano Righi e Stefano Rota), che ha praticamente “inventato” gli Anni Ottanta, attraverso un immaginario fatto di brani (solo apparentemente) di facile presa e impregnato di quella lucida follia che ha contraddistinto uno dei decenni più sgangherati che l’umanità ricordi. In principio era “Vamos A La Playa”. Già, perché non si può iniziare uno scritto che riguardi i Righeira ed il loro disco omonimo (del 1983), senza partire dal brano più iconico realizzato dai due musicisti conosciutisi sui banchi del liceo scientifico “Albert Einstein” di Torino. “Vamos A La Playa”, infatti, non è solo una canzone di successo o la colonna sonora delle estati spensierate degli Ehighties italiani. “Vamos A La Playa” è la canzone. Una sorta di evergreen senza tempo – che ha regnato per ben sette settimane consecutive in vetta alle charts del vecchio stivale – cantato in spagnolo quando i cosiddetti tormentoni di matrice iberica erano ancora lontanissimi dai radar dello showbusiness musicale. Limitarsi ad esaltare la sola “Vamos A La Playa”, però, non renderebbe giustizia al resto dell’album.
L’esordio dei Righeira resta uno dei più originali della discografia italiana, nonché uno di quelli in cui si nota maggiormente la mano dei fratelli “La Bionda“, pionieri della disco music in salsa tricolore e di quell’Italo Disco che ancora oggi, a distanza di quarant’anni, risulta gettonatissima, anche fra i più giovani. “No Tengo Dinero” è l’altra hit dell’album. Un brano prettamente elettronico (come quasi tutto il resto del disco) che con la sua parata di synths e con il suo ritornello, che oggi definiremmo “killer”, resta impresso nella mente fino a quasi imprigionarla come una mosca in un bicchiere capovolto. Impossibile non canticchiarlo dopo averlo ascoltato. La terza traccia, “Gli Parlerò Di Te”, è una briosa mid-tempo che gira intorno ad un testo pseudo-romantico scritto da Johnson Righeira, mentre in “Kon Tiki” si respira un’atmosfera quasi cinematografica. L’intro di “Luciano Serra Pilota”, seconda track dell’album, invece, ricorda (vagamente) l’attacco di “Blinding Lights”, celeberrima canzone di Abel “The Weeknd” Tesfaye. E chissà che la popstar americana non si sia dilettata nell’ascolto di “Righeira” mentre lavorava a quel capolavoro moderno di “Afterhours”.
Ad ogni modo, è innegabile l’impronta che ha lasciato l’album d’esordio di Stefano Righi e Stefano Rota, nel mondo delle sette note. A quarant’anni esatti dalla sua pubblicazione, infatti, “Righeira” appare ancora come un lavoro singolare, futurista, figlio del genio di due amici (almeno a quel tempo) che hanno inventato un decennio (musicale, ma non solo) senza neanche saperlo, mixando la quotidianità della (loro) Torino dei primi Anni Ottanta, con certe atmosfere (sonore) più glamour e colorate, provenienti dal resto dell’Europa. I Righeira sono riusciti a trasformare “la spiaggia”, cantata in “Vamos A La Playa”, in un luogo più filosofico che fisico. In un rifugio edonista e crepuscolare. E scusate se è poco.
Pubblicazione: 28 Settembre 1983
Durata: 33:44
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: italo disco, elettronica
Etichetta: CGD
Produttore: La Bionda
Tracklist:
- Tanzen Mit Righeira
- Luciano Serra Pilota
- Gli Parlerò Di Te
- No Tengo Dinero
- Disco Volante
- Jazz Musik
- Kon Tiki
- Vamos A La Playa