Chi si rivede. Paul Jason Klein e Jake Goss si rifanno vivi con il loro carico pop e le loro storie d’amore, tra rotture, sofferenze, incazzature e nostalgie dei bei tempi che furono. Se dal punto di vista “lirico” i LANY viaggiano sul sicuro, perché comunque parlare d’amore al buon Paul riesce sempre molto bene e immedesimarsi nelle sue frustrazioni è tutt’altro che difficile, ecco che, musicalmente parlando, i LANY continuano sulla strada che li ha visti progressivamente abbandonare i toni misurati e scarni degli esordi, anche se pare esserci un tentativo di guardare al passato.
Partiamo dal concetto che l’apice della band, oltre ai primi EP bellissimi, è forse quel “Malibu Nights” del 2018 che ovviamente era incentrato sulle pene d’amore di Paul e musicalmente risultava magicamene spartano al punto giusto, con questo lavoro sui synth che si traduceva in canzoni pop spudoratamente dirette, asciutte ed emotivamente struggenti. Detto questo dobbiamo notare che “A Beautiful Blur” funziona bene negli episodi in cui il duo cerca di ritrovare quel mood, quel sound che, in fin dei conti, ha fatto le fortune della band.
In altri frangenti la produzione indugia troppo, si fa più piena e si adagia su strutture pop che ricalcano un “già sentito” davvero poco incisivo, tra i chitarroni di “Congrats”, il “Coldplay sound” (con tanto di gospel) di “Sugar & Cinnamon” e di “Cause You Have To”, i suoni fin troppo scintillanti di un brano impalpabile come “It Even Rains In LA” o il pop-rock di “XXL” e “Out Of My League”. Niente che non possa funzionare nelle radio americane, certo, ma niente che, però, ci metta in luce la personalità dei ragazzi, che qui si disperdono in un mare magnum fin troppo grande.
Mi ripeto, le cose vanno megli quando i LANY fanno i LANY e pare assolutamente scontato, detto così. La sobrietà di una ballata toccante come “Alonica”, i pochi elementi (tutti vincenti) di “Love At First Fight”, lo struggimento assoluto di “Heartbreak Can Wait” spartana al punto giusto e sopratutto quella “No”, piazzata in chiusura, di un gusto pop che lascia senza fiato, con questo semplice lavoro ritmico costruito alla perfezione. Nel brano altri elementi sonori si aggiungono per strada strizzando l’occhio quasi a un dream-pop ballabile e Paul segue una melodia cristallina: il vero grande scossone dell’album arriva proprio alla fine. Non male anche l’andamento da club di “(Saturday Night) 3:22 AM”, che ci porta in pista ma con una malinconia addosso che ci inchioda per tutto il brano.
Al netto di alti e bassi quindi il nostro voto si posiziona su un 6,5.
Attendiamo ovviamente di vederli a Milano (7 novembre!), confidando in una serata catartica per noi romanticoni in cerca di struggimenti facili.
Ps…nota di demerito per la copertina…davvero non si poteva fare meglio?