Per sfogare il necessario bisogno di fuga dalla realtà che sto covando intensamente da un mesetto a questa parte (più o meno in concomitanza, quindi, con il ritorno alla giungla lavorativa), ho intervistato la band Radio Tahuania, che ha da poco pubblicato un disco molto vivo e colorato, intitolato “Kuru Lalla”.
Un sound speciale, che rotola lungo il declivio delle Indie di Colombo per incontrarsi con atmosfere contaminate da un crossover davvero speciale: mediando fra Sudamerica, con la cumbia come riferimento, e idee diverse come quelle della psichedelia, la formazione porta avanti un processo completo, fatto anche di solidarietà per terre lontane ma ricche di passione.
Potevo non far loro qualche domanda? Beh, ovviamente no. Beccatevi questa nostra chiacchierata, e assicuratevi anche voi una manciata di minuti lontani dal grigiore di questo nostro secolo brutale.
Cosa ha ispirato il titolo “Kuru Lalla” per il vostro nuovo album?
In un momento di profondo sconforto come un raggio di sole è arrivato alla bocca un suono, più che una parola, un suono ritmico e melodico insieme. Questa parola mette immediatamente serenità nel cuore di chi la dice.
Come descrivereste il suono di questo nuovo album?
Tutta l’idea del disco è nata come reazione al momento storico che abbiamo vissuto tutti negli ultimi anni. Ci abbiamo messo il sud del mondo, il fuoco, ma anche acqua per curare le ferite, ed il vento per risvegliarci.
Come è nata l’idea di includere elementi di psichedelia nella vostra musica?
Il genere che ha ispirato la fondazione del progetto è un genere profondamente legato alla psichedelia,nato negli anni ’70 nella selva amazzonica peruviana. Lo studio e la sperimentazione sonora nelle chitarre ci ha automaticamente portato ad includere anche questo senso di spazialità nella “tela” musicale.
La cumbia è un elemento chiave della vostra musica. Cosa vi affascina di più di questo genere musicale?
È il genere per noi più capace di raccontare stati d’animo tristi col sorriso. La cumbia è storicamente un genere nato dalla sofferenza di intere etnie assoggettate, che però risponde col movimento, col ritmo, e col buon umore, alle angustie che vive la nostra società
In che modo la vostra musica è collegata alle vostre iniziative di attivismo sociale?
Come la musica indigena nasce per fare memoria, raccontare intere generazioni, così la nostra musica vuole raccontare storie lontane, portare alla luce scenari distanti che hanno una grande lezione di vita da dare al mondo moderno.
Quali sono i vostri obiettivi futuri come band?
“Kuru lalla” è stata una piccola epifania, un momento di catarsi. Nel prossimo futuro vorremmo poter condividere la gioia che produrre questo disco ci ha portato con più gente possibile, e regalare gentilezza, attraverso anche la durezza acida dei nostri suoni.