Credit: Aled Llywelyn

Dopo l’uscita del secondo album delle Adwaith – “Bato Mato“, vincitore del Welsh Music Prize nel 2022 – la band di Carmarthen si è ritrovata attratta dalla cruda semplicità dei primi tempi in cui scrivevano musica insieme. All’inizio infatti creavano canzoni a partire da frammenti sciolti e in evoluzione, che si consolidavano poi con il tempo.

Quando si è trattato di realizzare “Addo”, le Adwaith sono tornate a questi vecchi metodi di lavoro, riprendendo in mano influenze formative come Juliana Hatfield e Hole, e abbozzando i contorni della canzone dal vivo, mentre Hollie Singer e Gwenllian Anthony della band suonavano insieme nella camera da letto di quest’ultima. In seguito, hanno terminato il brano – il primo assaggio del loro terzo album, in uscita l’anno prossimo – presso i Black Bay Studios nelle Ebridi Esterne e hanno arruolato nientemeno che James Dean Bradfield dei Manic Street Preachers per suonare la chitarra sul singolo.

Sebbene “Addo” – che in gallese significa Promessa – tragga ispirazione dal grunge brillante e melodico di Breeders e di Liz Phair, si tratta di una delle canzoni più cupe del trio.

Addo parla delle relazioni che nella vita ti prosciugano. Si tratta di prendersi cura profondamente di qualcuno autodistruttivo che non si cura di se stesso, e di come quando si è coinvolti in queste relazioni, si distorce la propria visione del mondo e delle persone che ci circondano.