Non tutti i protagonisti della cosiddetta scena indie italiana possono vantare il curriculum di Davide Petrella, alias “Tropico“. Quest’ultimo, infatti, si è guadagnato le (meritatissime) luci della ribalta, grazie ad una lunga gavetta e, soprattutto, grazie ad un numero di “hit” davvero impressionante (scritte per gli altri e per sè), che lo hanno trasformato in una sorta di re mida del panorama pop del belpaese. Pochi artisti riuscirebbero ad infilare, nel proprio immaginario, Roberto Murolo e Battisti, Lucio Amelio e Kvaratskhelia, risultando così credibili.
In verità, il successo dell’artista partenopeo, nasce da lontano. Dai tempi de “Le Strisce“, band alternative napoletana che con i suoi pezzi generazionali (inutile sottolineare chi si occupava di testi e musica), in appena un quinquennio, è riuscita a guadagnarsi la stima di pubblico ed addetti ai lavori. Su tutti, quella di Cesare Cremonini. “Logico”, scritta proprio in collaborazione con il cantautore bolognese, ha rappresentato la (prima) vera chiave di svolta per Davide Petrella. Da lì in poi, infatti, la carriera dell’artista cresciuto all’ombra del Vesuvio, è decollata in maniera pressoché inarrestabile (ed inevitabilmente lontano da Le Strisce).
Basti pensare che la stessa “Italo Disco” dei The Kolors, canzone tormentone dell’estate 2023, è figlia proprio dell’istintivo sodalizio artistico venutosi a creare fra Stash e il buon Davide. Ritornando alla stretta attualità, “Tropico” ed il suo nuovo album, “Chiamami Quando La Magia Finisce”, rappresentano la parte più intima e personale della vision petrelliana. Ascoltare il terzo album dell’autore di “Einstein”, è come sorseggiare un drink alle tre del mattino, perdendosi nel blu elettrico del lungomare di Mergellina.
È una Napoli non convenzionale quella raccontata da Tropico, più vicina all’attuale “rinascimento partenopeo” che a quella (un po’ superata) dei soliti stereotipi fatti di pizza e mandolino. Ben cinque brani dei quindici che compongono la tracklist, fra l’altro, sono cantati proprio in dialetto vesuviano. I migliori del lotto, almeno per chi scrive, sono “Che Mme Lassat’ A Fa” e “E Cose Ca Fann Sunnà”.
In “Chiamami Quando La Magia Finisce”, sono evidentissime pure le vibrazioni Anni Settanta, tanto amate dal musicista napoletano. “Fantasie”, per esempio, oltre ad essere uno dei singoli estrapolati dall’album (contenente l’ottimo featuring di Cesare Cremonini), rappresenta la prova lampante dell’amore di Tropico per uno dei decenni più affascinanti che il mondo delle sette note ricordi. Ascoltare per credere. E cosa dire del tocco di Madame nel pezzone finale, “Anema E Notte”?
“Chiamami Quando La Magia Finisce”, probabilmente, è l’apice del percorso intrapreso da Davide Petrella-Tropico, quindici anni or sono. Il terzo album del cantautore campano, pur con un occhio rivolto al passato, è quanto di più moderno possa offrire attualmente la musica italiana. Si tratta, in definitiva, del disco tremendamente cool di un artista che ha ancora molte cartucce da sparare. E chissà che un giorno, Tropico, non possa davvero riuscire a riempire gli stadi, come da lui auspicato durante le interviste promozionali rilasciate in giro per il vecchio stivale. Del resto, come recita il titolo della traccia numero tredici dell’album, è importante avere una visione.