Molto tempo è passato dall’ultima volta che li abbiamo visti nel nostro paese. Lo stesso Suren, batterista della band, ci aveva confessato in un’intervista di averci trascurato. Ma con l’uscita del nuovo album, “My Big Day”, e l’annuncio della loro tappa milanese all’Alcatraz, tutto è stato perdonato. Perché il concerto a cui abbiamo assistito è stato veramente una grande figata.
Se all’inizio mi ero spaventato appena entrato, nel vedere poca gente intorno al palco, mi sono subito calmato e rilassato una volta che il momento dell’inizio stava arrivando. Un palco piccolo, quello classico a metà del club milanese, con dei palloncini davanti ad un telo rosso e blu con le scritte “My Big Day”. Niente di più semplice, ma d’effetto. Qualche gioco di luci qua e là per rinvigorire la scenografia, ma per il resto pura e semplice musica.
I Bombay sono oramai un gruppo storico che ha toccato tantissime generazioni. Dal Regno Unito fino all’Europa più profonda. Alcuni dei loro pezzi, come “Shuffle” o “Flaws”, sono rimasti indelebili nelle teste di tutti noi. La loro bravura tecnica, d’esecuzione degli strumenti, è a dir poco incredibile e tutto questo viene traslato da studio a palco in un batter d’occhio. Complice l’ecclettismo del frontman Jack e della sua versatilità di composizione. Proprio per questo quello che ci siamo ritrovato davanti non è stato solo un tuffo nel passato, ma anche nel futuro di questo gruppo che mai così tanto si è divertito.
Il divertimento è infatti proprio la prima regola che traspare, che vogliono far trasparire. Fin dal primo brano della setlist, “Just a Little More Time”, e percorrendo attraverso canzoni come “Feel” o “Lights Out, Words Gone”, non si può non notare i sorrisi stampati sui volti di questi ragazzi. La carica e l’energia che ci emanano viene colta ed assimilata completamente dal pubblico, che se all’inizio poteva dirsi un pochino troppo freddo poi si è aperto in completa adorazione.
Jack non parla tanto, a volte introduce i componenti della sezione ritmica di tamburi, doppia batteria con rullante o tastiera. Altre volte ci racconta qualcosa prima di una canzone. Infatti, poco prima di “Everything Else Has Gone Wrong”, ci spiega come dopo la pausa e la reunion, e dopo aver fatto uscire un album, tutto sia andato a puttane per colpa del covid. Insomma, come dice lui, ce l’hanno mandata. E dopo questa ancora una bomba, sempre da quell’album fatidico, dal titolo “Eat, Sleep, Wake (Nothing But You)”.
Oltre alle nuove canzoni relative all’ultimo disco pubblicato, i pezzi vecchi non tardano a mancare. Dalla storica “How Can You Swallow So Much Sleep” (in transizione, perfetta, dalla precedente “Good Day”) fino a “Evening Morning”. Il focus è sull’ultimo lavoro, certo, ma la band sa come accontentare il suo pubblico. Mancheranno, a fine concerto, tante canzoni vecchie non eseguite. Ma questo glielo perdoniamo con tanto amore. Perché se finisci un set con “Always Like This”, come possiamo non perdonare?
Quello che si è compiuto all’Alcatraz di Milano è stato veramente un miracolo musicale. Un grande giorno per un grande ritorno di una grande band, a volte troppo nascosta e poco ascoltata. Eppure i Bombay Bicycle Club potrebbero tenere un palco piccolo come uno gigantesco, la loro resa sarebbe comunque eccellente. Sono una band da club, da palazzetti e da festival imponenti. Sono una band a tutto tondo con una grande cultura musicale alle spalle, che riversano costantemente nei loro dischi. Sono la band che prima o poi bisogna vedere dal vivo.
Con una forza ed energia da veri padroni del palco, i Bombay Bicycle Club hanno regalato ai propri fan italiani un grande giorno che si ricorderanno per molto tempo ancora.