C’è un momento di “Arnold“, la docuserie su Schwarzenegger di Netflix di quest’anno, che mi gasò di brutto: quando a metà del secondo episodio iniziano a intervistare Stallone circa la loro sfida a suon di action a cavallo tra 80’s e 90’s. In quel momento credo di aver desiderato incosciamente un docuqualcosa su Sly. E figurati se non era già nei piani.
Ovviamente avendo lui solo una carriera, per Sylvester è bastato un film.
Nulla che non si sappia già: l’infanzia difficile, il padre “fisico” come lo definisce lui, l’epica del perdente, etc etc etc… Però io Sly lo sentirei parlare per ore ipnotizzato dalla cadenza che ciondola come un boxer appesantito e dalla faccia segnata dai colpi della vita.
Poi c’è Tarantino, così come fa anche lo stesso Sly, a dare qualche insight tecnico sullo Stallone attore-regista-sceneggiatore, che forse sottovalutiamo un po’ tutti. Del resto ha girato o no alcune delle scene di maggior immedesimazione tra platea e personaggio di sempre?
Documentario in stile intervista fiume canonicissimo eh, ma Sly è Sly.