Traguardo ambizioso quello che si è posto Andrea Appino degli Zen Circus al ritorno in veste solista dopo “Il Testamento” e “Il Grande Raccordo Animale”. Prodotto da Appino e Fabrizio “Thegeometra” Pagni, “Humanize” è un’opera multimediale di settantadue minuti che alle canzoni affianca interviste, field recordings realizzati insieme a Davide Barbafiera.
Quattordici brani e nove skit o “comizi d’umanità” (nome in codice “hmnz”) che dividono l’album in piccoli capitoli con un montaggio serrato. Conversazioni con fan chiamati a raccolta su Instagram, esseri umani di ogni età e provenienza intercettati per strada, nelle università, incontri realizzati nelle RSA e in centri per la cura del disagio mentale in un indagine sull’essere umano al di sopra di ogni sospetto.
Musicalmente c’è tutto Appino: il folk, il rock abrasivo di “Età della Pietra”, i sintetizzatori simbolo della passione recente per l’elettronica, la tecnologia e l’intelligenza artificiale che ha suggerito l’inizio de “Il Mondo Perfetto”. Il lato più confidenziale – quello di “Carnevale”, “Genio della Lampada”, “Quando Mi Guardi” – il pacifismo armato di “E’ Solo Una Bomba”, “Enduro” con un’aggressività più rap che rock che potrebbe piacere a un pubblico diverso rispetto a quello degli Zen.
Appino trasformista, polemico, ammalato di vita, curioso di sé e degli altri che dà il meglio in lunghe riflessioni intense come “Metti Questa Al Mio Funerale”, “Creatura” (bella prova vocale) e “Ora” (bel testo e arrangiamento avventuroso). Coraggioso e rischioso architettare un concept album del genere al giorno d’oggi e il musicista toscano ne era ben consapevole. “Humanize” è il suo nuovo testamento, non solo personale ma collettivo, un viaggio senza rete con la musica al centro.