Joseph D’Agostino, ex frontman dei Cymbals Eat Guitars, è ritornato con questo secondo LP del suo progetto solista Empty Country, che arriva a distanza di tre anni e mezzo dal suo omonimo debutto.
Registrato in due settimane al Fidelitorium di Kernersville, North Carolina, il disco è stato prodotto e mixato da John Agnello (Dinosaur Jr., Waxahatchee, Kurt Vile, Alvvays) e masterizzato da Greg Calbi (Patti Smith, John Lennon, Bruce Springsteen, Ramones) e vede la partecipazione di Anne Doyle (ex batterista dei Cymbals Eat Guitars) e del suo gemello Patrick (basso).
Per questo nuovo lavoro, finanziato attraverso una raccolta fondi via Patreon, D’Agostino si è spinto in nuovi luoghi come autore, creando una raccolta di racconti brevi musicati che affrontano le più grandi questioni che incombono sull’America: la violenza delle armi, l’epidemia di dipendenza e la disperazione generazionale. Nel 2020 si era trasferito da Philadelphia a una piccola città del New England per stare più vicino alla famiglia e la nuova località, insieme al terrore dell’isolamento, lo ha ispirato a tornare al mondo infestato del primo LP.
Il disco si apre con “Pearl”: dopo un inizio (di poco più di quaranta secondi) piuttosto inaspettato con cori dai toni sovrannaturali che aggiungono un aspetto solenne al brano, ecco finalmente la voce di D’Agostino che incomincia a descrivere i suoi personaggi, utilizzando strutture indie-rock e, come già successo spesso anche nei Cymbals Eat Guitars, cambiando spesso l’umore della canzone nel giro di pochi momenti, ma non dimenticandosi mai di aggiungere passione e melodie.
Poco più avanti ecco “David”, un sentito omaggio a David Berman dei Silver Jews, suo amico e mentore, tristemente scomparso nell’agosto 2019, proprio pochi giorni prima del suo tour americano con il progetto Purple Mountains, in cui proprio Joe sarebbe dovuto essere l’opening-act: sincero e toccante, il pezzo cammina su territori indie-rock con piano e chitarre spesso energiche, dimostrando comunque una buona sensibilità.
Il recentissimo singolo “Syd”, invece, ha un’anima punk ricca di adrenalina e di ritmi elevati: una botta che arriva in faccia a chi ascolta senza alcuna paura e forse quello che puo’ essere considerato come un momento di sfogo e di sana follia.
Il disco si chiude con “Cool S”, un brano lungo quasi tredici minuti: l’interesse, però, non va mai a calare perché i suoi cambi di intensità e di umore e la sua qualità riescono sempre a mantenere alta l’attenzione verso la musica.
Un disco solido e intelligente che mette ancora una volta in mostra le doti, sia come songwriter che come musicista di Joseph D’Agostino: un’altra meritata promozione per lui.