È un album decisamente suggestivo e particolare questo “Aves Raras”, quinta fatica in studio a firma San Leo. Il duo originario di Rimini, composto dai misteriosi inserirefloppino (batteria) e m tabe (chitarra), torna sulle scene con un lavoro complesso, lungo e dall’alto tasso sperimentale, quasi totalmente strumentale e caratterizzato da suoni evocativi e ben definiti resi in maniera magistrale dal certosino lavoro in fase di missaggio di Francesco Donadello (vincitore di un Grammy Award per la colonna sonora della serie tv “Chernobyl”).

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La proposta artistica dei San Leo sfugge a ogni facile definizione. Le loro teste sono proiettate verso un universo lontano e mistico, modellato sugli esempi della fantascienza più affascinante e degli incredibili orrori cosmici raccontati da H.P. Lovecraft. Sotto la fitta trama di ritmi, riff, carezze elettroniche e atmosfere sintetiche, tuttavia, si nascondono segni di vita umana che si manifestano sotto forma di influenze chiare e nette, che spaziano dal math rock dei Battles al noise anarchico dei Lightning Bolt passando ancora per il post-rock contaminato degli ultimi Swans e l’art rock dei Suuns.

Dosi generose di krautrock, drone, free jazz, ambient e space music regalano preziose sfumature “colte” alla musica dei San Leo, mai pretenziosi nonostante l’estrema ricchezza del loro linguaggio. “Aves Raras” non rappresenta un ascolto faticoso, ma un mirabolante viaggio onirico dal fortissimo gusto lisergico. Un’esperienza psichedelica – o, ancor meglio, uno stato di trance – che si protrae per poco meno di quaranta minuti e si sviluppa in direzioni sempre inaspettate nell’arco di appena quattro pezzi.

Nel brodo primordiale dei San Leo galleggiano ossessioni, paure, ombre elettriche e ricordi tribali. Con un piede nel passato e l’altro nel futuro, il duo riminese prova a interpretare la nostra caotica era moderna in un lavoro ermetico ma incredibilmente eccitante, dominato da atmosfere cinematografiche e da una continua tensione all’emozione che si manifesta con grande forza nei ritmi frenetici e nei crescendo carichi di pathos della chitarra di m tabe e della batteria di inserirefloppino.