Come vi abbiamo annunciato il mese scorso, il prossimo 2 febbraio, via Maple Death Records, Jonathan Clancy pubblicherà il suo primo LP solista, “Sprecato”, che arriva dopo le sue esperienze con His Clancyness, A Classic Education, Settlefish e Brutal Birthday.
Per portare a termine “Sprecato”, Clancy ha riunito un cast di amici e ospiti internazionali in ambito avanguardistico tra cui Stefano Pilia (co-produttore, chitarra, modulare, synths, basso/Afterhours, Massimo Volume, Zu), Andrea Belfi (batteria), Enrico Gabrielli (flauti/19’40″, PJ Harvey, Calibro 35), Francesca Bono (piano/Bono-Burattini) — mentre il fulcro della band è formato da Dominique Vaccaro (chitarre/J.H. Guraj), Andrea De Franco (synths/Fera) e Kyle Knapp (sax/Cindy Lee, Deliluh).
Dopo aver condiviso “Had It All” e “Precipice” qualche settimana fa, oggi è il turno di un altro paio di brani, “I Want You” e “A Workship Deal”, che potete ascoltare qui sotto.
Il musicista italo-canadese di stanza a Bologna dice dei pezzi:
“I Want You” è una di quelle canzoni in cui il trio elettrico che include J.H. Guraj e Fera risplende, è una canzone che è iniziata come un mantra, cinque minuti di una sorta di camminata sopra le nuvole. La parola ‘cosmico’ è sicuramente abusata di questi tempi ma è la cosa più vicina che riesco a immaginare per questo brano. C’è qualcosa di profondamente spirituale per me in questa canzone, l’ho avvertito durante la registrazione come un dolce rapimento. È anche una canzone che parla di mio figlio, è stato un primo anno agrodolce quando è nato perché vivevamo separati e nei fine settimana, quando non potevo vederlo, la depressione prendeva il sopravvento. Vagavo per i parchi di Londra cercando di scrollarmi di dosso il malessere e la negatività e volevo solo scrivere una lettera d’amore per dirgli che sarò sempre lì con lui. Volevo davvero che quel breakdown fosse chiaro e tranquillo. Fin dall’inizio ho immaginato i flauti con un’acustica e una voce e quando ne ho parlato con Enrico Gabrielli (19’40”, PJ Harvey, Calibro 35), ricordo di aver fatto riferimento a Speak Like A Child di Tim Hardin. Lui è ritornato con qualcosa di molto più inquietante, quasi più vicino a una OST di Piero Umiliani. La batteria di Andrea Belfi dà quasi un’atmosfera a la Dr. John ed è divertente che io invece pensavo a un diverso tipo di ballata paludosa, più in stile Jeffrey Lee Pierce.
“A Worship Deal” è un’immagine tratta direttamente dal libro di Michelangelo Setola “Gli Sprecati”, un viaggio in autobus di lavoratori sottopagati che vengono trasportati al loro stabilimento industriale, un pendolarismo horror attraverso l’alienazione e lo sfruttamento. Una canzone che parte da una vecchia drum-machine che avevo trovato e inizialmente doveva essere solo voce + ritmo, una sorta di suite gentile alla Arthur Russell, ma che deraglia rapidamente in uno dei brani più aggressivi del disco, tutto fuoco e tensione, con le figure del sax di Kyle Knapp alla fine che trasmettono davvero quel senso di un inferno dantesco.