Nel 2023 ormai risulterà oltremodo banale parlare della sfida tra uomo e macchina riportata in ambito musicale. Eppure con la creatura di Matthew Barnes questa sfida si ammanta di contorni nuovamente affascinanti, grazie ad enigmatiche produzioni che ormai da più di un decennio allietano gli ascoltatori più esigenti di elettronica d’avanguardia, un’elettronica che qui assume un appeal stranamente appiccicoso, pur nell’autarchica austerità della formula proposta.
Legnose frastagliature ritmiche, spire avvolgenti di dub elettronico che sfidano fantasmi dark, attraversando allestimenti post-post-industriali, un’aura ancestrale e tribale che evoca civiltà perdute o sensazioni di un’era ancora lontana, proiettando inquietanti distanze tra il qui e ora e un tempo e uno spazio che furono, o che possiamo per adesso solo immaginare: tutti questi aspetti peculiari e ormai riconoscibili dello stile Forest Swords qui vengono rivisti con una mano ancora più sicura e autorevole, che produce incastri strumentali e texture detritiche di solenne potenza, come un manto di permafrost nascondente monumentali ventricoli pulsanti vita e luce, nella più claustrofobica oscurità.
Se quindi si riaccende la sfida tra umanità e tecnologia, si rinnova anche la tensione tra storia e futuribilità, in un quadro sonoro che ricerca una chiave meta-psicanalitica per ridefinire un universo artistico insieme aperto e chiusissimo, anzi diremmo proprio accartocciato su se stesso. Ma perdersi in queste anguste trame offre infine un “caloroso” riparo davanti ad un ideale fuoco acceso in un hangar abbandonato, al riparo dal fluire disordinato del mondo. Il risultato è una massa sonora insieme rugginosa e delicata, robusta e suadente, appuntita e avvolgente.
Con questo nuovo “Bolted” Barnes raggiunge sicuramente l’ambito traguardo di aver creato la sua creatura più epica, vedi l’incedere disarticolato e insieme solenne che si irradia nelle anguste cavernosità di “Butterfly Effect” o la maestosa marcia in odore di darkwave etnica che dà vita a “Night Sculpture”, o ancora gli oscuri battiti sciamanici che percorrono le atmosfere robotico-ataviche di “Caged”.