C’è modo e modo di “improvvisare”. Soprattutto nel mondo delle sette note. Quello dei Three Low Bias, per esempio, è intriso di un’eleganza strumentale difficile da riscontrare in altri lidi musicali. Il disco omonimo di Diego Galeri, Alberto N.A. Turra e Giovanni Calella, infatti, non è altro che il resoconto di una serie di “jam” (tre per l’esattezza) registrate dal vivo (da Guido Andreani) ed ispirate alla cosiddetta “trilogia dell’anima” di Terrence Malick. Quest’ultimo, per chi non lo sapesse, è uno dei registi più visionari della cinematografia mondiale.

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“Three Low Bias” è una sorta di viaggio evocativo in cui si spazia su più generi. Dall’ambient al post-rock, dal jazz a un certo tipo di indie, passando per un sound dal sapore decisamente più vintage e psichedelico. “Being Christian Bale”, la traccia che apre le danze dell’album, è un (capo)lavoro di setteminutiecinquantaseisecondi dove i nostri si divertono a mescolare le carte in maniera istintiva, trasportando l’ascoltatore in un universo dominato da (grandiose) linee di basso e da riff supersonici.

Del resto, stiamo parlando di tre artisti veri il cui background musicale è frutto di anni ed anni di esperienza. Continuando ad avventurarci tra i (bei) meandri del disco, non possiamo non sottolineare la sfavillante semplicità di pezzi quali “Not So Sad” e – soprattutto – “Can A Porcupine Live In Panama?”. Si tratta, infatti, di due brani che descrivono perfettamente quelle che sono le peculiarità sonore dell’album. Ovvero: cura per i dettagli, lasciarsi andare al flusso della creatività ed atmosfere oniriche. Uno scrigno dorato, in pratica. Una manna dal cielo in questi tempi di magra. 

In “Unresolved Sexual Tension”, invece, sembra quasi di ascoltare i Pink Floyd di “The Final Cut” ed il Prince di “Around The World In A Day”. Due paragoni volutamente forzati, esagerati, ma che rendono bene l’idea dell’alto tasso qualitativo che si respira all’interno dell’album. È musica in cui ognuno può proiettare le proprie, istantanee sensazioni, quella dei Three Low Bias. Mica pizza e fichi. “Post-Rock For Wondering Girls” è la degna conclusione di un lavoro che si discosta – completamente – dall’attuale scena italiana, poiché impregnato di un mood che non ha nulla da invidiare a quello degli artisti internazionali più celebrati.

Detto questo, non è per nulla facile etichettare il sound dei Three Low Bias. Volendo azzardare una definizione “istantanea” – un po’ come la loro proposta musicale – potremmo incasellare il terzetto di musicisti italici in una sorta di indie/jazz-core per palati fini. Ciò che conta davvero, però, è l’altissima qualità di un lavoro, questo “Three Low Bias”, in cui originalità e passione per le sette note, spiccano al di sopra di ogni cosa.

Non solo. Il debut omonimo di Galeri e soci, va analizzato fino alle sue profondità più recondite per riuscire a scorgere tutti quei particolari che lo rendono una delle opere più belle del 2023. Bisogna buttarsi a capofitto tra quelle note così ben eseguite per comprenderne appieno l’indiscutibile bellezza. È uno stato d’animo il disco d’esordio dei Three Low Bias. Sta a noi scegliere quello più vicino alla magia di un attimo.