10. BULLY
Lucky For You
[ Sub Pop ]
La nostra recensione

Arrivata al quarto album Alicia Bognanno trova l’equilibrio più giusto tra melodia e rumore, furia ed emozioni, spoken word e cantato, tensione e adrenalina. Chitarre, chitarre, chitarre rabbiose quelle che trascinano “Lucky For You” in un universo dove i riff sono veloci e i ritmi folli. Il duetto con Soccer Mommy in “Lose You” ciliegina sulla torta di un album spigoloso e grintosissimo.

9. MARTA DEL GRANDI
Selva
[ Fire Records ]
La nostra recensione

Una delle cantautrici più europee tra le italiane per formazione e indole, Marta Del Grandi s’incammina in una “Selva” dal sound ricercato, ricca di riferimenti sonori. Folk, art – pop, elettronica si susseguono trovando sempre nuovi modi per dialogare tra loro in un disco affascinante e ben curato dal punto di vista vocale e strumentale.

8. CAPITANO MERLETTI
Medusa
[ Beautiful Losers ]
La nostra recensione

Un doppio album tra psichedelia e folk, un universo sonoro ricco d’influenze e di vivacità quello creato da Alessandro Antonel in arte Capitano Merletti che tratteggia atmosfere dolci e rumorose in una godibilissima cavalcata che ha il merito di non prestare attenzione alle mode, di esistere a se stante senza porsi limiti di tempo e spazio in ventuno brani malinconici, eleganti, dalla forte personalità. 

7. DEUS
How To Replace It
[ PIAS ]
La nostra recensione

Moderno, coraggioso, “How To Replace It” ottavo album dei dEUS e primo in dieci anni segna il ritorno in scena di una band rinvigorita e ancora dotata di slancio creativo, capace di confezionare cinquantasei minuti di musica dagli arrangiamenti vari e complessi, amalgamando il tutto con competenza e lucidità. Un bel mix di ballate e pezzi più movimentati eseguiti con classe ed eleganza.

6. NON VOGLIO CHE CLARA
Mackaye
[ Dischi Sotterranei ]
La nostra recensione

I Non Voglio Che Clara realizzano un sesto album che recupera umori e sensazioni della loro adolescenza, tra riferimenti musicali orgogliosamente esibiti e citati con gusto. Dieci brani intensi, a volte nostalgici ma mai veramente retrò, che guardano indietro per guardare avanti. Lucido, umano, hardcore nei sentimenti non certo nei toni, “Mackaye” è la fotografia musicale di  un gruppo che sa raccontare la vita senza filtri.

5. DANIELA PES
Spira
[ Tanca ]
La nostra recensione

Un disco mistico, a tratti esoterico, che parte dalle radici folk e jazz contaminandole con l’elettronica, i beat furiosi e sincopati. Sette tracce molto particolari e di gran classe quelle prodotte da Iosonouncane dove alla ricerca musicale si unisce quella linguistica con Daniela Pes che crea il suo linguaggio personalissimo e privato fatto di antiche parole sarde e altre inventate con originalità e passione.

4. KARMA
K3
[ VRec ]
La nostra recensione

I Karma brillano in un terzo album inatteso e sorprendente dove l’itinerario conta quanto la destinazione. Dieci brani tra autobiografia ed epica, che ruotano attorno al concetto del tempo perduto e ritrovato in un mondo fin troppo frenetico, incapace di guardarsi allo specchio. Riferimenti letterari, prog, desert rock, archi, vigore e melodia per la band milanese che crea un disco di rara potenza.

3. COWBOY JUNKIES
Such Ferocious Beauty
[ Cooking Vinyl ]
La nostra recensione

Brucia lenta la feroce bellezza dei fratelli Timmins e di Alan Anton. Maturo, notturno, spesso minimalista ed essenziale negli arrangiamenti “Such Ferocious Beauty” ha il sapore dei bilanci inevitabili, di quegli attimi in cui la vita presenta il conto. Trentanove minuti segnati dal lutto e destinati a rivelare col tempo la loro austera, dolce e tenace natura.

2. BLONDE REDHEAD
Sit Down For Dinner
[ Section1 ]
La nostra recensione

Magie d’autore quelle dei Blonde Redhead che tornano con un album che celebra degnamente trent’anni di carriera. Atmosfere calde e ammalianti quelle di “Sit Down For Dinner”, quarantotto minuti veramente ben fatti che tra gentilezze acustiche e dolcezze elettroniche pongono domande sulla fragilità della vita e rispondono con grazia.

1. MITSKI
 The Land Is Inhospitable and So Are We
[ Dead Oceans ]
La nostra recensione

Cambia, sorprende ancora Mitski e accompagnata da un’orchestra di diciassette elementi cesella un album dall’indole intima e grandiosa, tra folk e arrangiamenti classici senza trascurare l’anima rock che prende il sopravvento nel finale, in “I Love Me After You”. Nashville e Los Angeles convivono in un disco gotico e fragile, il secondo dopo una pausa che ha reso Mitski più forte.