10. HARP
Albion
[ Bella Union ]
Uscito a dicembre non raggiunge i fasti dei primi due album dei Midlake, ma testimonia quale fosse e quale rimane la mente più creativa e florida del combo texano, ovvero proprio l’ex Tim Smith alias Harp.
9. DURAND JONES
Wait Til I Get Over
[ Dead Oceans ]
Nella pletora di nostalgici del r&b e del soul, Durand Jones si staglia come il rappresentante più credibile e dotato.
8. SLEEP KICKS
The Afterdrop
[ Clever Recordings ]
La tentazione di etichettarli come meri cloni dei primi Editors è forte, ma le capacità compositive dei norvegesi rendono delizioso l’ascolto dell’album, circostanza che manca forse da troppo tempo per i citati Editors.
7. THE MURDER CAPITAL
Gigi’s Recovery
[ Human Season ]
La nostra recensione
Confermano fortemente la leadership nell’inflazionata scena post punk odierna, rendendo più contorta ed oscura, ma allo stesso tempo più intrigante, la loro proposta.
6. EGYPTIAN BLUE
A Living Commodity
[ Yala! Records ]
La nostra recensione
Se si sentiva la necessità di promuovere l’ennesimo, ma pur sempre gradito, nuovo gruppo post punk, la mia scelta cade su di loro, sacrificando , se pur con rammarico, i pur meritevolissimi shoegarzers Pale Blue Eyes.
5. EDLESS
Editing A Dream
[ Autoproduzione ]
La nostra recensione
Orgoglio italiano per una attitudine ed un sound di respiro totalmente internazionale.
4. NABIHAH IQBAL
Dreamer
[ Ninja Tune ]
Ciò che deve essere una via al crossover nel 2023 , tra dream pop, elettronica e shoegaze.
3. MARTA DEL GRANDI
Selva
[ Fire ]
La nostra recensione
Come delineare il nuovo concetto di cantautore/cantautrice, tra art rock , indie folk e pop etereo.
2. ISRAEL NASH
Ozarker
[ Loose ]
Ai tempi dei primi lavori, forse l’unica vera alternativa a Ryan Adams; dopo la sbornia psichedelica, soprende con un album che ricorda lo Springsteen misconosciuto dei provini con drum machine nel periodo di composizione di “Nebraska” e “Born in The Usa”, il Ryan Adams di “Prisoner” ed i War on Drugs.
1. LAEL NEALE
Star Eaters Delight
[ Sub Pop ]
La nostra recensione
L’ipnotica “In Verona”, promossa canzone dell’anno, accompagna un disco parimenti meraviglioso di art rock surreale.