Tom Brown (già Rural France) l’ha fatto di nuovo. Provate ad ascoltare “Hotbox Daydreams” ultima fatica del suo side-project, Teenage Tom Petties, e a non rimanere dannatamente colpiti da quel sound prettamente lo-fi che oscilla fra un certo tipo di garagerock ed il pop-punk più alternativo.

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Sì. Il vecchio Tom si è decisamente superato. Anche questa volta. Soprattutto questa volta. E poco importa se il nome dei Teenage Tom Petties vi dirà poco o nulla. Vi basterà ascoltare attentamente – se non con incrollabile fede – le dieci tracce che compongono il disco in questione per restarne clamorosamente affascinati. Già. Perché all’interno di “Hotbox Daydreams” si respira un’atmosfera maledettamente “artigianale” che ci connette con quelli che dovrebbero essere i dettami principali di un (buon) album: semplicità, gusto armonico, saper maneggiare gli strumenti come uno chef stellato con i propri ingredienti.

Ed allora, con premesse del genere, il successore del disco omonimo pubblicato nel 2022 non poteva che essere uno dei lavori più interessanti dell’anno. “Trigger’s Broom”, il brano che apre le danze, è una sorta di martello pneumatico fatto di riff scanzonati e di linee di basso che rimandano agli episodi più riusciti dell’opera prima della band. “Swingball Summer”, invece, è un campionario di suoni e di chitarre taglienti che descrivono perfettamente lo stato di grazia vissuto da un musicista che sa decisamente il fatto suo in quanto a sette note ed a buona musica. “Greenhorn”, per esempio, è una ballad dalle chiare sfumature Novantiane che gira intorno ad un riff di piano e che, nel ritornello, si trasforma in una specie di inno generazionale. “Coolness” allo stato puro, insomma.

E cosa dire di “Dipshit” se non che rimanda ai primissimi The Strokes? Del resto, stiamo parlando di un album decisamente variegato, in cui ogni pezzo rappresenta un colore diverso della tavolozza sonora proposta da Brown. Il vero e proprio “diamante pazzo” del disco, però, è la bellissima “Find Me”. Si tratta, infatti, di una traccia che sa di “instant classic” sin dalla prima nota, poiché dotata di una lucentezza sfavillante che irradia l’ascoltatore a suon di riff grantici e di lyrics mai banali. Una manna dal cielo, in pratica.

“Bad Hire”, infine, è l’ennesima gemma di un album che supera abbondantemente la sufficienza pur muovendosi su territori mai troppo condizionati dalla voglia di esacerbare il concetto “peccaminoso” del successo a tutti i costi. Tom Brown l’ha fatto di nuovo, dicevamo. “Hotbox Daydreams” è il disco visionario di un artista che, forse, meriterebbe ben più considerazione nel selvaggio mondo del mainstream musicale. Quello dei Teenage Tom Petties è un progetto di tutto rispetto che, passo dopo passo, riff dopo riff, si sta imponendo all’attenzione della scena alternativa internazionale. Bene così.