Un disco di Kama ha sempre molto da dire e da svelare. Non è musica usa e getta, di ascolto semplice o di sottofondo. Un disco di Kama va analizzato e capito. Noi abbiamo provato a capire meglio lui ponendogli alcune domande.
Ciao Kama, è un piacere averti qui! Siccome sei stato “in silenzio” per un po’ di tempo, chi è Kama e cosa fa?
Sono un un musicista polistrumentista, cantautore con tre dischi all’attivo. Ho iniziato la carriera solista nel 2004 con un ep autoprodotto, ho firmato un contratto con Eclectic Circus nel 2005 e “Ostello Comunale”, il mio primo singolo ebbe un buon successo come il primo disco “Ho detto a tua mamma che fumi”. Un anno di tour in parte assieme ai Marta sui tubi. Nel 2008 firmai un contratto con Sony Bmg che purtroppo non diede gli esiti sperati. Così dopo una lunga pausa di riflessione decisi di fare da solo auto-producendomi il secondo disco ed ora, a distanza di sei anni un terzo “Dalla Certezza alla Puodarsità” (anche con l’aiuto di Gianluca Vulpio e la sua meravigliosa Moquette Records). Nella vita privata ho un paio di lauree, sono un imprenditore e da 18 anni un felicissimo padre.
Negli anni ti sei ritagliato uno spazio tutto tuo ma comunque significativo nella scena italiana. Quali sono le cose del tuo percorso delle quali vai più fiero?
Credo di avere sempre dato alla mia musica la giusta attenzione e il dovuto rispetto. Quando ho iniziato avevo in testa l’idea che solo io sapevo davvero come la mia musica dovesse suonare ed ho sempre avuto la percezione che rendermi indipendente (nella direzione e produzione artistica, nella registrazione e nel mix) fosse l’unico modo per farmi stare bene.
Nel primo disco avevo un sacco di persone che mi dicevano cosa fare, che maneggiavano con leggerezza le mie canzoni. Il mio ultimo disco l’ho scritto, ho registrato tutti gli strumenti, l’ho mixato ed è esattamente quello che volevo. Non è stato facile, sono passati vent’anni, tante notti in studio, tante rinunce. Non ho mai confuso il successo con la musica, anche quando sarebbe stato più facile e redditizio cedere a qualche compromesso. Ho sempre desiderato solo scrivere canzoni e fare dischi, perchè so che mi viene bene, mi viene facile.
Da allora ad oggi cosa è mutato dentro di te ma anche intorno a te e nello scenario musicale?
Ho iniziato la carriera ospite ad Mtv, firmando il divano di Brand New dopo l’intervista con la Maugeri. Il video di “Ostello comunale” era in alta rotazione su tutte le televisioni musicali…
A raccontarlo oggi sembra il paleozoico, è tutto diverso! Non voglio fare il bacchettone, semplicemente spiegare che tutto è cambiato e se non avessi avuto le mie canzoni come faro probabilmente avrei mollato la musica. Invece sono indubbiamente cambiato molto, mi sono messo in gioco sperimentando, mescolando generi, lavorando sulle metriche, sulle parole, sugli strumenti. Ho un’energia e un desiderio di continuare a migliorare che crescono con l’età. E’ terapeutico. A scanso di equivoci lo dico anche a voi. La musica esisteva prima del business e gli sopravviverà…
Ed eccoci a “Dalla certezza alla puodarsità”. Non possiamo esimerci dal chiederti il perché di questo titolo.
A me e al mio grande amico Giacomo Vaghi (che conosco dal liceo e che suona tutt’ora con me) è sempre piaciuto fare gli idioti e giocare con le parole. Un giorno saltò fuori questo neologismo tanto che lo introdussi nel mio personalissimo vocabolario. A tal proposito deve esserci ancora nell’internet la nostra versione inglesizzata di “Azzurro”: “Ligt Blue”. Una perla da cercare. Il titolo del disco vuole sollecitare gli ascoltatori ad abbandonare le piccole certezze che hanno e a pensare che c’è tutto un mondo di puodarsità che li aspetta. Viviamo un tempo in cui domina la sintesi, vincono gli slogan. La nostra realtà è basata sui sensazionalismi. Poco sforzo tanta resa: perchè devo leggere tutto un articolo quando basta un titolone? Ecco, La “puodarsità” è un invito a fermarsi, documentarsi, porsi delle domande,confrontarsi. Non esiste un mondo, quello lo inventiamo noi. I mondi sono tanti, uno per individuo.
Concediamocela, ogni tanto, un po’ di “puodarsità”!
Il lavoro è una stratificazione di significati, giochi di parole ed immagini. Non capita spesso ormai di imbattersi in progetti così complessi. Da dove nasce questa articolazione concettuale? Non temi possa essere “troppo” per un pubblico sempre più abituato alla semplificazione?
Io non devo piacere a un pubblico. E soprattutto non ho il dovere di dir loro quello che vogliono sentirsi dire. Anzi. forse da un artista ci si deve aspettare provocazione, ironia, sarcasmo. Una visione differente. Abbiamo lavorato tantissimo per costruire un insieme fluido fatto di immagini (curate dall’artista/fotografa Cristina Mariani), video (come ormai da anni affidati al regista Andrea Sartori), grafica (grazie a Tiziano Del Cotto e il suo “Billificio”), pittura (con gli interventi di Mauro Bertozzi) e musica. C’è tanto da scoprire, collegare. Tanto di cui stupirsi o semplicemente incuriosirsi. Tante domande da porsi. Tante risate. C’è una tutta una “puodarsità” che vi aspetta! Magari vi piace.
Nel dettaglio, in che modo hai lavorato ai brani?
Questo disco è stato fondamentalmente composto e suonato in contemporanea. Cercavo dei suoni che mi stimolassero altri suoni e così via. Ho suonato batterie, bassi, chitarre e tastiere affiancate a programmazioni. Poi inserivo parti di voce, cori. Spesso in ordine sparso. Arrivato alla conclusione giravo tutto alla band e raccoglievo impressioni e suggerimenti, perchè poi abbiamo iniziato a produrre il live ri-arrangiando tutto.
Insomma anche nella composizione c’è un mucchio di puodarsità, di stili che si incastrano. Anni di lavoro, di nottate in studio mentre tutti dormivano… Ci sono anche tre ospiti speciali: Lele Battista, Simone mi Odia e Edda. Edda, capite??? Io ero sotto a pogare ai concerti dei Ritmo Tribale… Alla fine l’ho mixato e masterizzato da solo. E’ davvero quello che volevo, ne sono molto orgoglioso.
Dal vivo come prendono vita?
Siamo una band di cinque componenti, molto affiatata, suoniamo insieme da tanti anni. Giacomo Vaghi alle chitarra e cori, Tiziano Del Cotto al basso, il maestro Daniele Marino al piano Wurlitzer e alle programmazioni e Marco Larry Riva alla batteria. Ai nostri live si viene a cantare a squarciagola, gli spettatori sono stati tutti istruiti in anni di live e sono bravissimi. Provare per credere. Il 15 gennaio saremo ospiti live di Radio Popolare. Il 20 Gennaio presenteremo il disco (che si potrà acquistare solo ai concerti, per ora Spotify e compagnia bella dovranno accontentarsi dei singoli) a Cantù all’Arci Terra e Libertà. Siateci.
Cosa farai nel 2024?
Suoneremo dal vivo il più possibile, ci vogliamo godere un po’ di pubblico dopo anni di studio… E intanto si inizia col nuovo disco.