La tripletta d’apertura di “Realtà Aumentata” riflette la voglia di ritornare alle ambientazioni che hanno impresso il marchio di fabbrica della band torinese, soprattutto con i primi lavori. Samuel, Boosta, Max Casacci, Ninja e Vicio hanno realizzato probabilmente uno dei loro migliori lavori col progetto Subsonica.

Credits: Francesco Dornetto

Le inquietanti note iniziali di “Cani umani” costituiscono il preludio dell’arioso ritornello dove l’incisiva voce di Samuel è accompagnata dai cori di Roberta Magnetti, Roberta e Elena Bacciolo mentre le successive avvolgenti e coinvolgenti “Mattino di Luce” e “Pugno di Sabbia” rappresentano Subsonica al 100%, dotate entrambe di refrain che diventeranno un must on stage – terreno naturale per una delle migliori band italiane dal vivo – per quanto immediati e diretti.

Il decimo lavoro della compagine piemontese si dipana lungo la tracklist composta da undici episodi intrisi di temi contemporanei e socialmente attuali – come, per citarne alcuni, una relazione tossica, i costanti pregiudizi, il razzismo, le guerre e le carestie, l’abbandono, i settarismi – che in maniera penetrante e rigorosa escono dai testi scritti a quattro mani da Max e Samuel con la complicità dello scrittore Luca Ragagnin.

“Realtà aumentata” è un album di undici canzoni scritte nell’arco del 2023, che hanno assorbito molta realtà nei suoni, nei ritmi e nelle parole. Una realtà i cui effetti, nel corso degli ultimi anni, sono aumentati in modo tangibile. Una realtà che ci ha chiusi in casa per mesi rivelando tutte le fragilità di un presente globalizzato, che ci espone ad effetti climatici estremi, che è tornata a sconvolgerci con le guerre e che bussa ai nostri confini con un quotidiano carico di miseria, speranza e disperazione. Una “realtà aumentata” alla quale, paradossalmente, abbiamo iniziato a rispondere con crescente disperazione tra negazionismi, letture distorte, fughe virtuali e carenza di umanità. Questa “realtà aumentata” sembrerebbe spingerci verso un isolamento individuale e individualista, anziché suggerire azioni e risposte collettive, le uniche in grado di proteggerci da quando abitiamo questo pianeta.  Le canzoni del disco zoomano tra pixel di quotidianità e visioni cosmiche, tra energie luminose e penombre, tra presente e futuro, viaggiando sempre su un binario ritmico avvolgente”.

Il lungo e ammaliante intro di “Universo” (il cui sound riporta alla memoria la loro bellissima “Tutti i miei sbagli”) conduce al miglior ritornello del disco, a parere di chi scrive, nella quale l’orchestrazione e gli archi del grandissimo maestro Davide Rossi contornano il brano di una magica atmosfera.

Altri illustri richiami del passato si intravvedono nella successiva “Nessuna colpa” (con la voce di Samuel filtrata elettronicamente), brano dal vertiginoso sound che ricorda l’incipit di “Colpo di pistola” e che condivide con quest’ultimo anche un contagioso ritornello, uno dei più ficcanti dell’album (“Se il mare affonda nella gola di un bambino/Se nello specchio si nasconde l’assassino/Negare sempre tutto ancora una volta/Nessuna colpa, nessuna colpa/Se l’aria brucia e il mondo non sa respirare/Se per la dignità si torna anche a morire/Negare sempre tutto un’ultima volta/Nessuna colpa, nessuna colpa”).

Registrato e finalizzato tra Londra e Torino, la decima fatica dei Subsonica gode di arrangiamenti notevoli. Il disco suona davvero alla grande, di sicuro anche per l’apporto del missaggio curato da un pezzo da novanta come Marta Salogni (già al lavoro con i giganti Depeche Mode). La ricercata impalcatura sonora viene fuori ascolto dopo ascolto e nella tracklist non manca praticamente niente, dove la “sezione” dedicata alle ballad, prima con la sommessa e malinconica “Missili e droni” e poi con la svolta acustica della bellissima “Vitiligine” che vira su territori alla “Coriandoli a Natale” e “Dormi”, si scontra con il funky – mescolato con una sorta di raggamuffin – di “Scoppia la Bolla” (personalmente la considero la più debole del disco), con il featuring di Ensi e Willie Peyote, di  “Africa su Marte” e con i synth spinti di “Grandine”

Chiude l’album una inconsueta “Adagio”, brano cupo e pungente che fa parte della colonna sonora originale – scritta e composta dalla band – dell’omonimo film di Stefano Sollima che ha consentito alla band di ottenere il Premio speciale Soundtrack Stars Awards all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

“Realtà aumentata” segna il ritorno di una band che ha fatto del suo riconoscibile e distintivo sound un manifesto generazionale che continua a distanza di quasi trent’anni a convincere ancora e aggiungere linfa ad una realtà musicale italiana che oggi guarda altrove. Per usare le parole di Boosta, “I Subsonica ci servono”.