L’anno inizia bene. Forse anche troppo bene. Negli anni, Yorgos Lanthimos ci ha abituato a pellicole di alto profilo artistico. Con le sue povere creature, raggiunge la vetta e si posiziona nell’olimpo dei grandi registi internazionali.
“Poor Things” racconta la storia di un moderno Frankenstein, questa volta però al femminile. Bella Baxter (Emma Stone) è l’esperimento del Dott. Godwin Baxter (Willem Dafoe), un risultato confluito in anni di esperimenti e studi. Un caso estremo di scienza medica che risulta essere positivo, in quanto l’evoluzione di tale corpo e di tale mente si muove velocemente. Fa progressi giorno dopo giorno. É un essere all’inizio imperfetto, bambinesco, ma che attrae l’attenzione (e l’amore) di ulteriori personaggi di questa tragicommedia: Max McCandles (Ramy Youssef), giovane studente di medicina, e Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) ovvero quella figura che fin dall’inizio ti fa storcere il naso.
Il percorso di Bella in due ore e venti di film è un vero e proprio bildungsroman, una grande strada che la porta a vivere momenti tutti diversi e tutti diversamente pericolosi. Non possiamo fare altro che notare non solo somiglianze con l’opera di Shelley, ma anche con lo stesso “Pinocchio” di Collodi ritroviamo grottesche similitudini. Un grande punto di incontro di tante opere già narrate, inserite in un’ambientazione alla Tim Burton: un’Europa steampunk in cui sono inseriti questi personaggi inquietanti e segnati dal tempo e dalle torture della vita.
Fin qui sembra una roba trita e ritrita, ma ecco che arriva il grande regista greco ad aggiungere il suo tocco. Non solo la regia e le tecniche di ripresa, ma proprio la metafora di questa grande storia di formazione. Il riscatto di una donna nata e creata in un mondo maschile e maschilista che la vuole sotto controllo. Ma lei è il ritratto di una nuova generazione, di una generazione totalmente emarginata (considerata strana e da evitare) che vuole trovare il suo posto nel mondo. Anche a costo di cambiare le regole del gioco.
Questa grande storia di formazione non poteva che essere un ottimo risultato, segnando la conferma che Lanthimos si è preso il suo posto nell’olimpo dei grandi registi. Viva Bella Baxter e la sua storia, viva il suo riscatto generazionale ed umano e viva a coloro che ci portano al cinema per trasmetterci messaggi così belli e carichi di ottimismo per il futuro.